Il panorama della salute globale è sempre più preoccupante, con l’emergere di deserti sanitari che si allargano in diverse regioni del mondo. Il Prof. Foad Aodi, rappresentante di AMSI, UMEM, Uniti per Unire e AISC News, ha lanciato un allarme riguardante la crisi della forza lavoro sanitaria, sottolineando che senza un intervento strategico, le conseguenze potrebbero essere devastanti. Le sue dichiarazioni, rilasciate nel 2025, evidenziano come questa situazione stia già influenzando negativamente la diagnosi e la prevenzione di malattie gravi.
La crisi della forza lavoro sanitaria in Europa, Africa e Medio Oriente
L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e altre organizzazioni hanno presentato dati allarmanti riguardo la carenza di professionisti sanitari. Secondo le previsioni, nei prossimi 15 anni, si stima che mancheranno circa 400.000 tra medici e infermieri nell’area euro-mediterranea. Il 30% degli attuali professionisti è atteso in pensione senza un adeguato piano di sostituzione. Il Prof. Aodi ha avvertito che, se non si agisce immediatamente, si assisterà a un collasso sistemico del sistema sanitario, con un incremento di tumori non diagnosticati, infarti non trattati e la possibilità di nuove pandemie.
Espansione dei deserti sanitari
La situazione è particolarmente grave in diverse aree del mondo. Durante le sue dichiarazioni, il Prof. Aodi ha sottolineato che i deserti sanitari si stanno allargando in Africa, Medio Oriente, America Latina, India, Pakistan, e anche nelle zone rurali e periferiche dell’Europa. Ben il 45% dei professionisti sanitari ha lasciato i paesi colpiti da conflitti o crisi economiche, cercando opportunità migliori in Europa, America e nei paesi del Golfo. Le analisi condotte da AMSI e UMEM rivelano un aumento preoccupante di malattie gravi in Europa negli ultimi cinque anni: i tumori in stadio avanzato sono aumentati del 35%, mentre le pandemie evitabili sono cresciute del 38%.
La situazione in Europa: oltre 80 milioni senza cure primarie
La crisi non risparmia nemmeno l’Europa. Oltre 80 milioni di cittadini europei non hanno accesso regolare alle cure primarie, come emerso da un’indagine condotta negli ultimi tre anni. Se non si attuano misure correttive, questo numero è destinato ad aumentare. Secondo le stime, entro il 2071, l’Europa avrà bisogno di un incremento del 30% di medici e del 33% di infermieri per mantenere gli attuali standard di assistenza. Questi dati mettono in evidenza la necessità urgente di riforme nel settore sanitario.
Proposte per affrontare la crisi sanitaria
Il Prof. Aodi ha presentato un appello chiaro: è fondamentale adottare politiche strutturali e piani a lungo termine. Tra le proposte avanzate ci sono la valorizzazione dei professionisti sanitari migranti attraverso procedure di inclusione lavorativa, l’investimento in formazione e medicina di prossimità, e l’attivazione di un sistema di monitoraggio della carenza di personale. È essenziale anche sostenere programmi di cooperazione sanitaria tra paesi del Nord e del Sud del mondo, per garantire uno scambio di competenze e risorse.
Un appello all’azione per governi e istituzioni
Il Prof. Aodi ha concluso il suo intervento sottolineando che l’epoca delle dichiarazioni senza azioni concrete è terminata. È necessaria una risposta concertata tra governi, istituzioni sanitarie e comunità scientifiche. La redistribuzione intelligente delle risorse e il contributo delle competenze straniere già presenti sono cruciali per evitare il collasso del sistema sanitario. La crisi della salute globale richiede un’azione immediata e coordinata per garantire un futuro migliore per le generazioni a venire.
Riepilogo dati aggiornati al 30 giugno 2025
Le stime attuali indicano che entro il 2040 i paesi dell’Unione Europea e del Mediterraneo potrebbero trovarsi a fronteggiare una carenza di 150.000 medici e 250.000 infermieri. Inoltre, il 30% del personale sanitario attuale è prossimo alla pensione. Questi dati evidenziano un quadro preoccupante per il futuro della salute pubblica in Europa e nel mondo.