Intervento in utero ‘Robin Hood’ salva la vita a due gemelli in difficoltà

Veronica Robinson

Luglio 18, 2025

Una squadra di esperti medici del Policlinico Gemelli di Roma si sta dedicando con impegno alla salvaguardia dei gemelli non ancora nati affetti da sindrome da trasfusione feto-fetale (TTTS). Questa patologia, che colpisce annualmente circa 300 gravidanze gemellari monocoriali in Italia, richiede interventi chirurgici specializzati noti come “Robin Hood”. Il team è guidato dal professor Tullio Ghi, ordinario di ginecologia e ostetricia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di ostetricia e patologia ostetrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, coadiuvato dalle dottoresse Alessandra Familiari ed Elisa Bevilacqua.

La sindrome da trasfusione feto-fetale e il suo impatto

La sindrome da trasfusione feto-fetale rappresenta una grave complicazione della gravidanza in cui due gemelli condividono una sola placenta. In questo caso, il flusso sanguigno tra i due feti può diventare squilibrato, portando a una condizione in cui un feto, definito “donatore”, subisce una riduzione del flusso sanguigno e del liquido amniotico, mentre l’altro, il “ricevente”, si ritrova con un sovraccarico cardiaco e un eccesso di liquido amniotico. Questa situazione può aumentare significativamente il rischio di mortalità intrauterina o di parto prematuro.

La terapia in utero della TTTS ha fatto registrare notevoli progressi negli ultimi anni. Secondo il professor Ghi, i risultati clinici sono migliorati, con tassi di sopravvivenza senza danni neurologici che raggiungono fino al 60% per entrambi i gemelli e fino all’80% per almeno uno dei due. La chirurgia fetale, che ha avuto inizio negli anni ’80, si è evoluta per affrontare questa patologia, diventando un’opzione sempre più praticabile per i medici.

Intervento ‘Robin Hood’ e tecnica laser

L’intervento per trattare la TTTS, noto come laser-coagulazione fetoscopica delle anastomosi placentari, è una procedura altamente specializzata. La dottoressa Familiari spiega che questa tecnica endoscopica prevede l’inserimento di una piccola telecamera all’interno dell’utero, permettendo ai chirurghi di localizzare con precisione i vasi sanguigni responsabili dello squilibrio circolatorio tra i due feti. Una volta identificati, viene utilizzata una fibra laser per coagulare i vasi sanguigni problematici, interrompendo così il passaggio anomalo di sangue da un feto all’altro.

Questa innovativa procedura consente di separare le circolazioni dei gemelli, dividendo efficacemente una placenta unica e riducendo il rischio di complicazioni associate alla sindrome da trasfusione feto-fetale. Grazie a queste tecniche avanzate, il Policlinico Gemelli di Roma si pone come un punto di riferimento nella cura di questa complessa patologia, contribuendo a migliorare le prospettive di vita per i gemelli affetti.