Lo squalo festeggia 50 anni: un documentario rivela l’uomo dietro il mito

Rosita Ponti

Luglio 18, 2025

Quando si parla di “Lo squalo”, il celebre film di Steven Spielberg, è difficile non considerare l’impatto duraturo che ha avuto sulla storia del cinema. Nel 2025, a cinquant’anni dalla sua uscita, un nuovo documentario si propone di esplorare aspetti inediti e profondi di questa pellicola iconica, affrontando tematiche che vanno oltre la semplice narrazione di una storia di paura. L’obiettivo del progetto è di offrire una prospettiva fresca e originale, evitando di ripetere quanto già ampiamente discusso in precedenza.

La ricerca di una nuova narrazione

Il regista del documentario ha dichiarato che, inizialmente, non si è lasciato intimidire dalla vasta quantità di opere già esistenti su “Lo squalo”. Tuttavia, durante il processo di realizzazione, ha avvertito il peso di dover presentare qualcosa di originale. La sua intenzione è stata quella di indagare l’“esperienza umana” legata alla pellicola, analizzando in particolare il punto di vista di Spielberg e le sue emozioni personali. Il regista ha rivelato che “Lo squalo mi avrebbe consacrato o distrutto”, mettendo in luce le pressioni e le aspettative che ha affrontato all’epoca. Inoltre, il documentario esplora il contesto sociale e culturale in cui il film è stato prodotto, evidenziando le interazioni con le comunità locali e il cambiamento che Hollywood stava vivendo in quel periodo.

Il documentario non si limita a esaminare il successo commerciale del film, ma si concentra anche sulle esperienze personali di Spielberg, che ha condiviso ricordi sia felici che dolorosi legati alla produzione di “Lo squalo”. Attraverso interviste e approfondimenti, il film offre uno sguardo intimo sulla vita del regista, rivelando come questo progetto abbia segnato un punto di svolta nella sua carriera e nella sua vita personale.

Il contesto storico e il successo di “Lo squalo”

Il film, uscito nel 1975, è stato lanciato in un periodo di grande tumulto negli Stati Uniti, segnato dalla fine dell’era Nixon e dal termine della guerra del Vietnam. In un clima di sfiducia verso le autorità, la trama di “Lo squalo” risuona con il pubblico, poiché le autorità nel film cercano di nascondere la verità sulla presenza di uno squalo assassino. Questa identificazione con i protagonisti, che lottano contro una minaccia invisibile, ha contribuito a rendere il film un successo non solo commerciale, ma anche culturale.

La pellicola ha superato il confine del semplice “film di mostri”, radicandosi profondamente nel contesto sociale e politico del suo tempo. Le vignette politiche dell’epoca e le campagne promozionali di Universal, che affermavano “È anche un film”, dimostrano come “Lo squalo” fosse percepito come un’opera che rifletteva le ansie collettive della società. La componente umana, presente in tutti i film di Spielberg, è già evidente in “Lo squalo”, dove i tre uomini sulla barca rappresentano archetipi ma anche figure comuni, rendendo la storia accessibile e universale.

Il cambiamento nel panorama cinematografico

L’uscita di “Lo squalo” ha segnato l’inizio di una nuova era per il cinema, dando origine al concetto di blockbuster estivo. Il film ha generato un’immediata ondata di merchandising e un interesse senza precedenti per la colonna sonora e il libro da cui era tratto. Questo fenomeno avrebbe poi raggiunto nuove vette con il lancio di “Star Wars” due anni dopo, ma “Lo squalo” è stato il precursore di questo cambiamento radicale.

L’impatto di “Lo squalo” ha contribuito a trasformare la figura del regista in una celebrità, con Spielberg che è diventato un simbolo dell’arte cinematografica. La sua capacità di creare un film che potesse attrarre il pubblico su scala mondiale ha aperto la strada a una nuova concezione di cinema, dove le uscite estive avrebbero assunto un’importanza centrale. L’esperienza di vedere il film per la prima volta ha lasciato un’impronta indelebile in molti, che hanno iniziato a riconoscere il valore del cinema come forma d’arte.

La paura in “Lo squalo” rispetto ai film di Hitchcock

“Lo squalo” deve parte del suo successo a influenze come quelle di Alfred Hitchcock, noto per la sua abilità nel suscitare paura attraverso l’ignoto. La scena iniziale del film, con la morte di Chrissie, è emblematicamente inquietante: il pubblico non vede mai lo squalo, rendendo la situazione ancora più angosciante. Spielberg riesce a suggerire più di quanto mostri, toccando le paure più profonde degli spettatori e creando un’atmosfera di mistero e tensione.

La pellicola si inserisce in una tradizione di thriller e horror, ma segna anche un’evoluzione nel genere, proponendo una narrazione che esplora la vulnerabilità umana. La genialità di “Lo squalo” risiede nella sua capacità di elevare i codici del genere, creando un’esperienza cinematografica che continua a influenzare registi e spettatori a distanza di decenni.

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