Lavoro, il caporalato digitale: un algoritmo aggrava le condizioni dei rider

Rosita Ponti

Luglio 19, 2025

Una recente analisi sulle condizioni di lavoro dei rider italiani mette in luce i rischi per la loro salute, in particolare legati al clima e al caldo estivo. L’autore di questa riflessione è Marco Omizzolo, sociologo e ricercatore dell’Eurispes, che ha proposto un approfondimento sul tema.

Misure di protezione per i lavoratori

Diverse Regioni italiane hanno adottato misure per tutelare i lavoratori, vietando il lavoro all’aperto nelle ore più calde della giornata, ossia dalle 12:30 alle 16:30. Queste disposizioni riguardano non solo i rider, ma anche lavoratori di settori come l’agricoltura, i cantieri e i vivai. Le Regioni che hanno implementato tali provvedimenti includono la Lombardia, l’Abruzzo, l’Emilia-Romagna, la Sardegna, e in particolare la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Lazio, la Liguria, la Puglia, la Sicilia e la Toscana. Omizzolo sottolinea l’importanza di considerare non solo le condizioni meteorologiche, ma anche le modalità di reclutamento e impiego dei rider, che avvengono tramite algoritmi. Ignorare questi aspetti significa proteggere formalmente i lavoratori, ma lasciarli comunque vulnerabili a forme di sfruttamento.

Rischi per la salute e inclusività sociale

Il sociologo avverte che i pericoli per i rider non si limitano ai colpi di calore o agli incidenti dovuti a stress eccessivo. Questi rischi devono essere contestualizzati in un quadro più ampio, dove la digitalizzazione e il lavoro si intrecciano, compromettendo il processo di inclusività sociale previsto dalla Costituzione italiana. Omizzolo cita anche il lavoro di Maria Barberio, che evidenzia come una digitalizzazione non regolamentata possa alimentare fenomeni di lavoro precario e insicuro, aggravati dall’imprevedibilità delle condizioni meteorologiche.

Pratiche di sfruttamento e diritti dei lavoratori

Il sociologo prosegue analizzando le pratiche che contribuiscono allo sfruttamento dei rider, come l’iper-connessione e la sovra-reperibilità, che derivano dall’uso di dispositivi digitali. Questi strumenti, pur essendo utili, possono diventare un mezzo di sfruttamento, poiché non consentono ai lavoratori di esercitare il loro diritto alla disconnessione. Di conseguenza, i rider si trovano costretti a lavorare anche in condizioni climatiche estreme, un aspetto che va oltre il semplice problema delle temperature.

Riorganizzazione normativa e politica

Omizzolo conclude che, sebbene le misure adottate dalle Regioni siano fondamentali per la salute dei rider, esse non affrontano le specificità che rendono questi lavoratori vulnerabili all’interno della gig economy. Solo una riorganizzazione normativa e politica del settore potrebbe mitigare questi problemi.

Rischi della digitalizzazione

Infine, il ricercatore dell’Eurispes avverte che la digitalizzazione comporta rischi significativi per la salute e la sicurezza dei rider. Nuovi pericoli emergono da modelli organizzativi complessi, in cui la responsabilità per la prevenzione dei rischi può essere messa in discussione. È cruciale che il legislatore affronti questi temi, considerando anche le variabili meteo. Comprendere l’impatto degli algoritmi sulle opportunità lavorative e sulle condizioni dei rider rappresenta una sfida importante, con implicazioni significative per il loro reddito e le loro condizioni di lavoro. Concentrarsi esclusivamente sulle condizioni meteorologiche, senza considerare il contesto lavorativo più ampio, rischia di ridurre la complessità della situazione.