Oms: in un decennio si registrano tre milioni di morti per annegamento

Veronica Robinson

Luglio 19, 2025

Ogni ora, oltre 30 individui perdono la vita in tutto il mondo a causa di incidenti legati all’acqua, che avvengono in piscine, mari, fiumi e laghi. Questo drammatico fenomeno si traduce in più di 300.000 decessi all’anno, raggiungendo un totale di 3 milioni nell’ultimo decennio. In Italia, il numero medio di vittime annuali si attesta a 328. Questi dati, presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziano un problema serio e prevenibile, che colpisce in particolare bambini e giovani. In occasione del 25 luglio, Giornata Mondiale per la Prevenzione dell’Annegamento, l’Oms ha avviato una campagna di sensibilizzazione.

Incidenti estivi in Italia

Durante i mesi estivi, la cronaca italiana riporta frequentemente notizie di incidenti tragici. Un caso recente è quello di Mariano, un ragazzo di 16 anni, rinvenuto senza vita all’alba del 15 giugno sulla spiaggia di Sant’Elia, a Cagliari. Un altro episodio ha coinvolto Michel, un bambino di 4 anni, trovato privo di sensi in una vasca del centro acquatico di Castrezzato, nei pressi di Bergamo. Solo pochi giorni dopo, il 3 luglio, un altro bambino di due anni ha perso la vita annegando nella piscina del cortile di casa a Sant’Antonio in Mercadello, nel Modenese. Questi eventi tragici mettono in evidenza la vulnerabilità dei più giovani, che rappresentano la maggior parte delle vittime.

Statistiche sull’annegamento

Secondo il primo Rapporto globale dell’Oms sulla prevenzione dell’annegamento, questo fenomeno è la terza causa di morte tra i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, con tassi di mortalità più elevati nelle aree rurali e nei contesti socio-economici svantaggiati. I bambini al di sotto dei 5 anni costituiscono quasi un quarto delle vittime, mentre oltre la metà dei decessi riguarda persone con meno di 30 anni. Il rapporto evidenzia un calo della mortalità del 38% tra il 2000 e il 2021, ma nonostante i progressi, rimane chiaro che “c’è ancora molto da fare” per affrontare questa problematica.

La situazione in Italia e le misure preventive

In Italia, il rapporto dell’Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti, redatto dall’Istituto Superiore di Sanità e basato su dati Istat, ha registrato 1.642 decessi tra il 2017 e il 2021. Di questi, 206 (il 12%) riguardano persone sotto i 19 anni, con una media di 41 vittime infantili all’anno. È importante notare che la metà degli annegamenti tra i più piccoli avviene in piscine, in particolare quelle domestiche. La supervisione degli adulti risulta fondamentale, ma in Italia manca una normativa chiara in materia. A differenza della situazione italiana, la Francia ha introdotto leggi che obbligano le piscine private ad adottare sistemi di sicurezza come barriere, coperture e allarmi, contribuendo a una significativa riduzione degli incidenti.

Comportamenti e precauzioni

Un numero considerevole di annegamenti coinvolge adulti poco esperti, che tendono a sovrastimare le proprie capacità in mare aperto. Anche le acque interne, come laghi e fiumi, presentano rischi elevati: ogni anno circa 80 persone in Italia perdono la vita in tali circostanze, molti dei quali sono migranti in cerca di sollievo dal caldo. Per ridurre i rischi, gli esperti consigliano di scegliere luoghi sorvegliati da personale qualificato, evitare correnti pericolose, seguire la segnaletica, partecipare a corsi di nuoto fin da piccoli e astenersi dal tuffarsi dopo pasti abbondanti o dopo un’esposizione prolungata al sole. È fondamentale non avventurarsi in acqua da soli e mantenere una supervisione costante sui minori, evitando distrazioni come l’alcol. In vista della Giornata Mondiale per la Prevenzione dell’Annegamento, l’Oms lancia lo slogan “La tua storia può salvare vite”, invitando i cittadini a condividere le proprie esperienze sui social media utilizzando l’hashtag #DrowningPrevention.