Nel pomeriggio del 19 luglio 1985, un evento tragico segnò la storia della Val di Stava e di molte famiglie. Fu una centralinista a informare Nicola dell’Aquila mentre si trovava nei corridoi della Borsa di Milano, dove lavorava come agente di cambio. La donna, preoccupata, chiese se la moglie e la figlia di Nicola fossero rientrate dalla loro vacanza in montagna, avendo ascoltato alla radio notizie di una frana devastante in Trentino. La conferma dei timori giunse da una telefonata in prefettura: alle 12:22, una colata di fango e detriti, provocata dal cedimento dei bacini di decantazione di un impianto per la lavorazione della fluorite, aveva colpito la zona, distruggendo il piccolo abitato di Stava, nel comune di Tesero. In pochi minuti, tre alberghi, 53 abitazioni e sei capannoni furono rasi al suolo, e 268 persone persero la vita, tra cui 28 bambini. Tra le vittime vi furono anche Maria, 46 anni, e la piccola Cristina, 8 anni, moglie e figlia di Nicola dell’Aquila. A distanza di quarant’anni dalla tragedia, il racconto di Nicola è intriso di ricordi, lacrime e ferite che il tempo non ha potuto sanare.
Il ricordo di un giorno tragico
Nicola dell’Aquila ricorda quel giorno come uno dei più drammatici della sua vita. Mentre a Piazza Affari la lira subiva un crollo storico nei confronti del dollaro, lui e i suoi colleghi si trovavano ad affrontare una situazione complessa. Al rientro in ufficio, la centralinista lo informò di quanto aveva ascoltato in radio riguardo alla frana. Grazie all’intervento di un collega, Nicola riuscì a contattare il prefetto, il quale confermò la devastazione: l’albergo Miramonti, dove soggiornavano sua moglie e sua figlia, non esisteva più.
Dopo aver appreso la notizia, Nicola partì immediatamente per Tesero, accompagnato da un amico, Italo, con la speranza che le due donne fossero in gita. Arrivarono nella serata dello stesso giorno, trovandosi di fronte a una scena apocalittica: soccorritori al lavoro tra fango e macerie, alla ricerca di sopravvissuti. La realtà che si presentò ai loro occhi era ben diversa da quella che ricordavano.
La ricerca disperata
La situazione si fece sempre più drammatica quando Nicola e Italo si recarono nella chiesa di Cavalese, dove venivano portati i corpi recuperati. Nicola, con il cuore in gola, attendeva l’arrivo di ogni barella, sollevando il telo con la speranza di rivedere la moglie e la figlia. Purtroppo, ogni attesa si rivelava vana. Molti dei partecipanti alle escursioni erano tornati, ma Maria e Cristina non erano tra loro.
Il giorno seguente, Nicola convinse Italo a tornare a Milano e si recò nuovamente a Stava. Da un piccolo rilievo, osservò il luogo in cui presumibilmente si trovava l’albergo. Dopo un’attesa angosciante, notò spuntare dal fango il lembo di una vestaglia colorata. Con il cuore in tumulto, scese in fretta e scoprì che i soccorritori avevano appena recuperato i corpi di sua moglie e figlia, abbracciate in un ultimo gesto di amore.
Il peso della giustizia
La vicenda giudiziaria che seguì la tragedia portò a diverse condanne, ma Nicola non sente di aver ottenuto giustizia. Nonostante le condanne, nessuno ha scontato realmente la pena in carcere. La tragedia della Val di Stava è stata spesso dimenticata, come se ci fosse stata una volontà di insabbiare la verità . Nicola sottolinea che la causa della catastrofe fu l’incuria e la ricerca del profitto: i bacini non erano sicuri e le segnalazioni furono ignorate. Anche se alcune condanne furono emesse, il dolore della perdita rimane incolmabile e la sensazione di giustizia non è mai stata pienamente raggiunta.
Un dolore che non si spegne
Dopo quarant’anni, il dolore per la perdita di Maria e Cristina non svanisce. Nicola ha sviluppato una visione fatalista, accettando che il destino ha riservato a lui due persone meravigliose, ma solo per un breve periodo. Sebbene si sia risposato, non ha mai avuto il coraggio di avere un altro figlio. La vista di una carrozzina gli provoca una sensazione surreale, e la paura di rivivere lo stesso dolore lo accompagna da sempre. Anche il suo secondo matrimonio è stato un percorso difficile, ma ha scelto di intraprenderlo per amore. Tuttavia, la ferita rimane aperta, un ricordo indelebile di un amore perduto.