Cattani: l’industria farmaceutica subisce perdite di 4 miliardi a causa dei dazi al 30%

Rosita Ponti

Luglio 20, 2025

Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha recentemente rilasciato un’intervista a La Stampa, in cui ha messo in evidenza le conseguenze potenzialmente devastanti per l’industria farmaceutica italiana a causa dei dazi statunitensi. Secondo Cattani, l’introduzione di tariffe del 30% potrebbe comportare una perdita economica superiore ai 4 miliardi di euro.

Impatto sulle tariffe e sull’economia

Cattani ha sottolineato che un eventuale mancato accordo sulle tariffe non danneggerebbe solo l’industria italiana, ma avrebbe ripercussioni significative anche sull’economia degli Stati Uniti e sulla salute dei cittadini americani. Ha affermato che ci sarebbe un impatto negativo sul Prodotto Interno Lordo (PIL), con previsioni che variano da un lieve calo a una diminuzione più marcata. Questo scenario potrebbe portare a un trasferimento degli investimenti verso la Cina, a un incremento dei prezzi e a una carenza di medicinali negli Stati Uniti.

Costi e carenze nel sistema sanitario

Il presidente di Farmindustria ha evidenziato che, in un sistema privatizzato, anche le assicurazioni sanitarie subirebbero un aumento dei costi. Ha fatto notare che, al giorno d’oggi, è più semplice trovare droni che farmaci, e che nei drugstore americani potrebbero verificarsi carenze di antibiotici, farmaci anti-ipertensivi, neurolettici e altre terapie salvavita.

Produzione e internazionalizzazione

Per quanto riguarda la possibilità di trasferire la produzione negli Stati Uniti, Cattani ha riferito che diverse multinazionali, tra cui Sanofi, Novartis, Astrazeneca e Roche, hanno già annunciato piani di investimento. Tuttavia, ha avvertito che l’implementazione di una nuova struttura di produzione negli Stati Uniti richiederebbe almeno 3 o 4 anni. In Italia, alcune aziende stanno considerando seriamente l’idea di internazionalizzarsi, ma attualmente non ci sono piani concreti. Cattani ha indicato che circa una decina di aziende hanno le dimensioni necessarie per valutare questa possibilità, ma non ci sono ancora decisioni definitive in merito.