Amnesty International ha richiesto un’indagine approfondita sui presunti crimini di guerra legati agli attacchi aerei condotti dall’esercito israeliano contro il carcere di Evin, situato a Teheran, capitale dell’Iran. Questo avvenimento si colloca nel contesto del conflitto che ha avuto luogo tra i due paesi, durato 12 giorni.
Richiesta di indagine sui crimini di guerra
L’organizzazione per i diritti umani ha dichiarato che gli attacchi mirati contro il carcere rappresentano una violazione grave del diritto internazionale umanitario e devono essere oggetto di un’azione legale per crimini di guerra. Amnesty International ha sottolineato che le forze armate israeliane hanno effettuato ripetuti bombardamenti sulla prigione di Evin, provocando la morte e il ferimento di numerosi civili e causando ingenti danni in almeno sei aree del complesso. Il rapporto dell’organizzazione si basa su prove concrete, tra cui video verificati, immagini satellitari e testimonianze dirette.
Dettagli dell’attacco aereo
Il 23 giugno, un attacco aereo ha colpito il carcere di Evin, causando la morte di almeno 79 persone, tra cui prigionieri, familiari e membri del personale, come riportato da fonti ufficiali della magistratura iraniana. L’esercito israeliano ha confermato di aver effettuato bombardamenti su questa struttura.
Condizioni nel carcere di Evin
Amnesty International ha evidenziato che, al momento dell’attacco, si stima che tra 1.500 e 2.000 detenuti fossero presenti nel carcere di Evin. Questa prigione di alta sicurezza, situata a nord di Teheran, è nota per ospitare dissidenti, oppositori del regime, stranieri e individui con doppia cittadinanza. La situazione all’interno del carcere è particolarmente critica, data la natura delle detenzioni e le condizioni in cui i prigionieri sono costretti a vivere.