In Perù si appende una busta d’acqua fuori da finestre e tetti per tenere lontane le mosche: una tradizione curiosa con radici asiatiche e qualche dubbio scientifico.
In alcune zone del Perù, basta alzare gli occhi verso una finestra o la grondaia di un ristorante per imbattersi in un dettaglio tanto banale quanto curioso: sacchetti trasparenti pieni d’acqua appesi all’esterno. Non sono decorazioni né contenitori dimenticati: fanno parte di un antico rimedio popolare per scacciare mosche e zanzare dalle abitazioni, soprattutto in ambienti umidi come la giungla o in prossimità di zone verdi.
La tradizione ha origini lontane e, secondo le testimonianze raccolte tra le famiglie peruviane, sarebbe stata ereditata da pratiche asiatiche già in uso per contrastare la presenza di insetti in ambienti domestici e rurali. Il meccanismo sarebbe legato a una reazione visiva: la luce che si rifrange nell’acqua confonderebbe la vista degli insetti, inducendoli a restare lontani dalle aree interessate.
Il trucco dei sacchetti d’acqua: realtà o leggenda urbana?
Chiunque abbia vissuto o visitato le zone interne del Perù — in particolare le regioni amazzoniche o rurali — probabilmente ha visto questa scena: una busta, una bottiglia o persino un secchio pieno d’acqua sospesi appena fuori dalla casa. L’idea è che la rifrazione della luce disturberebbe la percezione visiva delle mosche, impedendo loro di orientarsi e di avvicinarsi.
La pratica, seppur ampiamente diffusa, non è supportata da evidenze scientifiche solide. Secondo uno studio dell’entomologo Michel Stringham dell’Università della Carolina del Nord, condotto su allevamenti di galline ovaiole, i risultati ottenuti non confermerebbero l’efficacia della tecnica. Anzi, lo studio ha rilevato una maggiore quantità di escrementi di mosca nelle aree in cui erano presenti i sacchetti d’acqua, suggerendo che l’effetto protettivo fosse probabilmente inesistente.

Anche la FDA statunitense, l’agenzia che si occupa di alimenti e medicinali, non ha mai convalidato ufficialmente questo metodo come strumento utile contro gli insetti. Ciononostante, la tradizione prosegue e viene ancora adottata in molte famiglie, che la ritengono efficace, soprattutto durante i pasti o durante la notte.
Mosche, plastica e sostenibilità: cosa dice la scienza e quanto inquina questa pratica
Se da un lato il gesto sembra innocuo, dall’altro l’impatto ambientale della plastica coinvolta non è trascurabile. Secondo le stime delle Nazioni Unite, ogni anno vengono utilizzati 500 miliardi di sacchetti di plastica e 8 milioni di tonnellate finiscono negli oceani. Una semplice busta può impiegare fino a 55 anni per degradarsi, mentre una bottiglia in PET anche 500.
La diffusione di questo metodo, seppur localizzata, solleva dubbi non solo sul piano scientifico, ma anche ambientale. Oggi, infatti, sempre più Paesi promuovono l’uso di sacchetti in tessuto o materiali riciclati, spingendo commercianti e consumatori ad abbandonare progressivamente la plastica monouso.
Non mancano comunque alternative più ecologiche e altrettanto casalinghe: aceto di mele in una bottiglia aperta, limone con chiodi di garofano o piante aromatiche nelle stanze. Rimedi semplici, ma privi degli effetti collaterali ambientali del sacchetto.
Eppure, nonostante le smentite e i rischi per l’ambiente, l’immagine di una busta piena d’acqua appesa fuori dalla finestra resta viva nella memoria collettiva peruviana, come un piccolo gesto quotidiano che unisce folklore, ingegno e desiderio di protezione. Anche se forse non funziona davvero.