Le padelle antiaderenti sono davvero pericolose? Ecco cosa c’è di vero sui rivestimenti in Teflon e PFAS secondo l’esperta della Fondazione Veronesi.
Molte persone si chiedono se cucinare con padelle antiaderenti sia davvero sicuro. La preoccupazione nasce dal fatto che alcuni materiali usati nei rivestimenti, come il Teflon, sono stati in passato associati a sostanze chimiche potenzialmente dannose. A fare chiarezza è Elena Dogliotti, biologo nutrizionista e supervisore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi, che sottolinea l’importanza di scegliere utensili da cucina certificati e di buona qualità, evitando prodotti economici e privi di etichette chiare sulla composizione.
Cosa c’era (e cosa c’è) nei rivestimenti antiaderenti
Per anni, il materiale principale utilizzato per le padelle antiaderenti è stato il Teflon, tecnicamente PTFE, una resina plastica capace di impedire ai cibi di attaccarsi alla superficie. Il problema, però, riguardava la presenza del PFOA (acido perfluoroottanoico), una sostanza della famiglia dei PFAS impiegata nella produzione del Teflon fino a pochi anni fa.
Il PFOA è stato oggetto di numerosi studi per i suoi potenziali effetti negativi su fegato, sistema endocrino e riproduttivo, oltre alla sua persistenza nell’ambiente. Proprio per questi motivi è stato vietato nell’Unione Europea dal 2020. Oggi, la maggior parte delle padelle in commercio riporta l’indicazione “PFOA-free”, segnalando che non contiene più quella sostanza. Tuttavia, restano sotto osservazione altri composti fluorurati simili, anch’essi difficili da smaltire e capaci di diffondersi in vari ecosistemi.

Dogliotti precisa che il rischio per la salute deriva più dall’esposizione globale ai PFAS che dal solo utilizzo di una padella. Ma è comunque importante usare accortezze pratiche: non surriscaldare mai le padelle oltre i 250°C, evitare utensili metallici e spugnette abrasive che possono danneggiare il rivestimento. In questo modo si riduce il rischio che le sostanze chimiche vengano rilasciate negli alimenti.
Le alternative senza PFAS e i trucchi per cucinare in sicurezza
Per chi vuole evitare completamente i rivestimenti fluorurati, esistono diverse opzioni: padelle in ceramica, acciaio inox, alluminio anodizzato, oppure materiali da forno come il Pyrex. Questi strumenti, privi di PFAS, sono generalmente considerati più sicuri, anche se non sono antiaderenti per natura. Bisogna quindi adottare qualche accorgimento in più in fase di cottura.
Con acciaio o alluminio, ad esempio, è utile sfruttare l’effetto Leidenfrost per capire se la temperatura è giusta: basta far cadere qualche goccia d’acqua sulla superficie. Se le gocce si scompongono, la padella è ancora fredda; se evaporano subito, è troppo calda; se invece restano intere e “ballano”, allora si è raggiunta la temperatura ideale.
Per evitare che il cibo si attacchi si può utilizzare un velo d’olio, distribuito con carta da cucina, oppure cuocere in umido, usando brodo, acqua o anche succo di limone. Funzionano bene anche gli ingredienti naturalmente ricchi d’acqua, come le verdure, che aiutano a creare un ambiente più umido e favorevole alla cottura.
In conclusione, le padelle antiaderenti moderne, se scelte con criterio e usate correttamente, non rappresentano un pericolo concreto per la salute. Ma è sempre buona norma prestare attenzione alla qualità dei materiali e ai comportamenti in cucina, per limitare ogni forma di esposizione inutile alle sostanze chimiche.