Tumore del sangue: identificata una proteina responsabile delle metastasi

Rosita Ponti

Luglio 24, 2025

Un importante progresso nella lotta contro la mielofibrosi, una forma di neoplasia delle cellule staminali del sangue, è stato recentemente compiuto da un team di ricercatori del Centro interdipartimentale di cellule staminali e medicina rigenerativa (CIDSTEM) dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE). Coordinati dalla professoressa Rossella Manfredini, gli scienziati hanno analizzato i meccanismi alla base dell’emopoiesi extramidollare, un fenomeno che rappresenta una delle complicanze più gravi della malattia. I risultati della ricerca, sostenuta dalla Fondazione AIRC, sono stati pubblicati nel Journal of Cellular and Molecular Medicine, edito dal gruppo Wiley.

Meccanismi della mielofibrosi

La mielofibrosi è caratterizzata principalmente dalla formazione di fibrosi nel midollo osseo, compromettendo in modo significativo la sua funzionalità. Di conseguenza, le cellule staminali tumorali abbandonano il midollo osseo, si diffondono nel circolo sanguigno e colonizzano la milza, comportando un notevole aumento delle sue dimensioni e deteriorando le condizioni cliniche del paziente. Nei casi più gravi, i pazienti possono necessitare dell’asportazione dell’organo. Fino a questo studio, i meccanismi cellulari e molecolari che portano alla colonizzazione della milza da parte delle cellule staminali tumorali non erano stati chiariti, impedendo lo sviluppo di terapie in grado di contrastare la diffusione delle cellule maligne nei tessuti.

Il ruolo della proteina CD44

La ricerca ha rivelato che l’interazione tra monociti e cellule staminali emopoietiche tumorali è mediata dalla proteina di membrana CD44, fondamentale per la diffusione delle cellule tumorali nei pazienti affetti da mielofibrosi. Questo nuovo approccio terapeutico mira a bloccare l’azione di CD44, aprendo la strada a trattamenti più mirati e personalizzati.

Prospettive future nella terapia

La professoressa Manfredini ha commentato i risultati dello studio, affermando che l’inibizione di CD44 rappresenta un potenziale nuovo trattamento per i pazienti con mielofibrosi. Questo approccio potrebbe non solo limitare l’emopoiesi extramidollare, ma anche prevenire la diffusione delle cellule neoplastiche e la progressione della malattia verso forme più severe. La ricerca offre quindi speranze concrete per lo sviluppo di terapie innovative e più efficaci, in linea con i principi della medicina di precisione.

Il lavoro del team di UNIMORE segna un passo significativo nella comprensione e nel trattamento della mielofibrosi, una malattia complessa che ha bisogno di soluzioni terapeutiche sempre più avanzate e specifiche.

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