La salute contribuisce all’inquinamento: il 5% delle emissioni di gas serra

Rosita Ponti

Luglio 27, 2025

La produzione e lo smaltimento di farmaci e dispositivi medici influiscono significativamente sull’ambiente, e la misurazione di questo impatto rappresenta un passo cruciale verso una sanità più sostenibile. Recenti ricerche hanno evidenziato che il settore sanitario contribuisce per il 5% alle emissioni globali di gas serra, un dato preoccupante che ha spinto la comunità scientifica a approfondire le problematiche legate ai residui farmaceutici. Secondo uno studio pubblicato su Pnas Nexus nel maggio 2025, si stima che annualmente circa 8.500 tonnellate di antibiotici contaminino i corsi d’acqua, favorendo la diffusione di batteri multiresistenti.

Produzione e impatto ambientale dei farmaci

La fase di produzione dei farmaci comporta l’estrazione e la lavorazione di sostanze chimiche e materiali sintetici, un processo che richiede l’uso di solventi e tecniche ad alta intensità energetica. Come evidenziato dal dottor Di Brino, la produzione di principi attivi è spesso associata a elevate emissioni di anidride carbonica. I materiali plastici e metallici utilizzati nei dispositivi medici, come siringhe e mascherine, contribuiscono ulteriormente al problema, dato che molte di queste attrezzature sono monouso. In particolare, gli inalatori e gli anestetici presentano un processo produttivo che non solo consuma molta energia, ma utilizza anche propellenti con un alto potenziale di riscaldamento globale, come gli HFC. La questione dello smaltimento è altrettanto critica: gli imballaggi di farmaci, spesso realizzati in PVC e alluminio, insieme ai dispositivi usa e getta, sono considerati rifiuti speciali, rendendo il loro smaltimento più complesso.

Residui farmaceutici e contaminazione delle falde acquifere

Un altro aspetto rilevante riguarda i residui di farmaci che, dopo essere stati espulsi dall’organismo, possono infiltrarsi nelle falde acquifere. Un’indagine pubblicata nel 2022 su Pnas ha analizzato 1.052 siti di campionamento in 258 fiumi distribuiti in 104 Paesi, rivelando la presenza di 61 principi attivi con concentrazioni superiori ai limiti di sicurezza in oltre il 25% dei punti monitorati. Tra i farmaci più frequentemente rilevati ci sono la carbamazepina, utilizzata per trattare l’epilessia e come stabilizzatore dell’umore, e la metformina, prescritta per il diabete. Le concentrazioni di antibiotici nei fiumi, che si estendono per 6 milioni di chilometri, potrebbero contribuire allo sviluppo di resistenza batterica. Le aree più colpite da questa contaminazione si trovano in Paesi a basso e medio reddito, dove la gestione delle acque reflue e la produzione farmaceutica sono meno controllate.

Valutazione delle tecnologie sanitarie e sostenibilità

Attualmente, la valutazione delle tecnologie sanitarie (Health Technology Assessment, HTA) è uno strumento fondamentale per il Servizio Sanitario Nazionale, che determina quali farmaci e dispositivi acquistare. Tuttavia, come sottolinea il dottor Di Brino, questa valutazione si concentra prevalentemente su efficacia clinica, sicurezza ed economia. L’inserimento di criteri ambientali potrebbe orientare gli investimenti pubblici verso prodotti più sostenibili, un aspetto cruciale in un periodo in cui la crisi climatica rappresenta una minaccia per la salute globale. La sostenibilità deve diventare un parametro essenziale nella salute pubblica.

Iniziative europee per la sostenibilità sanitaria

Anche in Europa si stanno sviluppando studi su questo tema. A giugno 2025, un report presentato al Pharmaceutical Committee della Commissione Europea ha fornito raccomandazioni per rafforzare la valutazione del rischio ambientale durante l’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci. Sebbene non rappresenti ancora una posizione ufficialmente approvata da tutti gli Stati membri, questo passo è considerato un avanzamento significativo verso una maggiore attenzione alla sostenibilità nel settore sanitario.

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