Una regione italiana alza le tasse senza preavviso: stangata da 33 a 106 euro in busta paga

Tasse

Lorenzo Fogli

Luglio 27, 2025

Addizionale regionale Irpef per evitare un buco di 150 milioni l’anno. Penalizzati i redditi tra 15.000 e 50.000 euro, risparmiati i più bassi.

Dal 22 luglio 2025, la Regione Piemonte ha approvato l’aumento dell’addizionale regionale all’Irpef, con un impatto diretto sulle buste paga dei lavoratori a partire già dal prossimo cedolino utile. La manovra si è resa necessaria per compensare gli effetti della riforma nazionale dell’Irpef, che ha ridotto da quattro a tre gli scaglioni di reddito, generando per il Piemonte un rischio di perdita di gettito stimata in circa 150 milioni di euro annui.

Per scongiurare il buco nei conti pubblici, la Regione ha deciso di alzare le aliquote Irpef regionali, mantenendo invariata la tassazione per i redditi sotto i 15.000 euro. A subire i rincari, invece, saranno i contribuenti compresi tra i 15.000 e i 50.000 euro, con un aggravio che varia da 33 a 106 euro l’anno.

Secondo l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, la misura è temporanea e sarà accompagnata da una programmazione triennale che, entro il 2028, dovrebbe portare a una graduale riduzione delle aliquote. Ma i sindacati attaccano: “è l’ennesimo colpo al ceto medio”.

Le nuove aliquote: chi paga di più e quanto aumenta

Nel dettaglio, l’aumento delle aliquote regionali all’Irpef si applica solo a una parte della popolazione. Per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro, l’aliquota sale dal 2,13% al 2,68%, mentre per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, si passa dal 2,75% al 3,31%. Chi guadagna più di 50.000 euro resta soggetto all’aliquota massima già in vigore, pari al 3,33%, quindi non subirà ulteriori aumenti.

A livello pratico, il rincaro sulle buste paga annuali varia tra 33 e 106 euro, in base alla fascia reddituale. Un importo che, per quanto non sembri elevato, si aggiunge a una pressione fiscale già significativa per molte famiglie. La Regione ha sottolineato di aver escluso i redditi più bassi per evitare ulteriori disagi alle fasce fragili della popolazione.

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Tassa silenziosa colpisce buste paga e pensioni: il rincaro arriva fino a 106 euro l’anno – www.rcovid19.it

La manovra si inserisce in un contesto nazionale che impone a tutte le Regioni di adeguarsi alla riforma Irpef entro il 2028. Diverse amministrazioni, tra cui Lazio, Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, hanno già varato misure simili, spesso con correttivi per tutelare i redditi più deboli.

Nel caso del Piemonte, invece, i sindacati sottolineano come la scelta sia ricaduta su lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medio-bassi. Da parte della Fp Cgil di Novara arriva la denuncia di un provvedimento che “non migliorerà i servizi” ma che peserà “su chi lavora ogni giorno e paga già troppo”.

Le reazioni politiche e sindacali: “Nessun beneficio per i cittadini”

Le critiche non si sono fatte attendere. Secondo la Cgil, l’aumento dell’addizionale Irpef rappresenta un “colpo estivo agli stipendi” dei piemontesi. In una nota, il sindacato denuncia che il maggiore prelievo non si tradurrà in servizi migliori, né in una sanità più efficiente o maggiori investimenti nei trasporti o nei nidi pubblici.

La Fp Cgil sottolinea che, ancora una volta, a pagare saranno i lavoratori e i pensionati, proprio mentre cresce il divario tra stipendi e costo della vita. “Non è questo il modo di gestire il bilancio pubblico”, scrivono i sindacalisti, che definiscono la scelta della Giunta Cirio un attacco al lavoro e un segnale di debolezza politica.

L’assessore Tronzano, da parte sua, difende la manovra ricordando che si tratta di una scelta obbligata, temporanea e mirata alla tenuta del bilancio regionale. Ha anche ribadito che è la prima volta che il Piemonte adotta una programmazione su base triennale delle addizionali, promettendo un progressivo calo delle aliquote entro il 2028.

Al momento, però, nessuna riduzione è prevista per il 2026 o per il 2027. Chi si trova nella fascia media dovrà fare i conti con una busta paga più leggera, mentre i servizi restano invariati. L’effetto combinato della riforma fiscale nazionale e delle manovre regionali, dunque, si traduce in un carico fiscale più alto per i contribuenti del Nord-Ovest, già alle prese con un’economia rallentata e un’inflazione persistente.

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