Aggressione a una famiglia ebrea in autogrill: il padre racconta l’incidente

Veronica Robinson

Luglio 29, 2025

Elie, un uomo di 52 anni, ha vissuto un’esperienza traumatica all’autogrill Villoresi Ovest, situato nei pressi di Milano, il 5 maggio 2025. Mentre si trovava con suo figlio di sei anni, ha subito un’aggressione da parte di un gruppo di persone che hanno iniziato a urlare frasi contro di lui, innescando una situazione di violenza. L’uomo, che indossava una kippah, ha raccontato di essere stato colpito e malmenato, mentre cercava di proteggere il proprio bambino.

Il racconto dell’aggressione

Elie stava tornando a Milano dopo una gita al Lago Maggiore quando ha deciso di fermarsi all’autogrill per soddisfare le necessità di suo figlio. Al momento di pagare, un giovane alla cassa ha iniziato a provocarlo, urlando “Free Palestine“. Non parlando italiano, Elie ha tentato di comunicare a gesti, chiedendo al ragazzo di smettere. Mentre registrava il momento con il suo smartphone, la situazione è degenerata. “Ho sentito un’ondata di ostilità e sono sceso al piano interrato per andare ai bagni“, ha spiegato.

All’uscita, si è trovato di fronte a un gruppo di circa dieci persone che lo hanno circondato, chiedendo di cancellare il video. Nonostante il suo rifiuto, tre di loro hanno iniziato a spingerlo. Elie ha notato che alcuni degli aggressori parlavano in arabo e, in quel momento, ha perso di vista suo figlio. “Ero circondato e ho dovuto pensare solo a difendermi”, ha raccontato, sottolineando che è stato colpito e calciato mentre si trovava a terra. Solo quando ha iniziato a urlare “Polizia” la situazione si è calmata e gli aggressori sono tornati al piano superiore.

Il ruolo della signora

Durante il tumulto, Elie ha intravisto suo figlio, che era stato messo in salvo da una signora. “Ho preso in braccio mio figlio, che piangeva per quello che aveva visto”, ha continuato il racconto. Tornati al piano superiore, hanno atteso l’arrivo della polizia, che si è presentata dopo circa dieci minuti. Gli agenti hanno interrogato Elie per due ore, cercando di raccogliere informazioni sull’accaduto. Tuttavia, l’uomo ha percepito un atteggiamento di minimizzazione da parte delle forze dell’ordine, che sembravano considerare l’aggressione come un evento comune.

Una società in evoluzione

Dopo l’incidente, Elie e suo figlio sono tornati a casa della figlia a Milano, giungendo a mezzanotte. Entrambi erano sotto choc e il bambino continuava a piangere. “Mi aspettavo un clima di odio in Europa contro la comunità ebraica, ma non pensavo che potesse accadere a me, soprattutto in Italia, un Paese che consideravo tollerante e sicuro”, ha concluso. L’episodio ha evidenziato non solo la violenza subita, ma anche una crescente tensione sociale che preoccupa molti cittadini.

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