L’ANP chiede a Hamas di deporre le armi mentre Trump denuncia la fame a Gaza

Rosita Ponti

Luglio 29, 2025

Donald Trump ha recentemente contraddetto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, affermando che a Gaza la situazione alimentare è drammatica. Durante una conferenza stampa tenutasi in Scozia, Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno pianificando di istituire dei centri alimentari nel territorio, riconoscendo la gravità della crisi umanitaria in corso. Le sue affermazioni giungono in un momento in cui il conflitto israelo-palestinese continua a mietere vittime, con un numero di morti che ha superato le 59.000 unità, secondo le stime delle organizzazioni non governative israeliane, che parlano di genocidio.

Il premier palestinese: “Israele deve ritirarsi e Hamas deve disarmarsi”

Il primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mohammad Mustafa, ha fatto un appello durante una conferenza all’Onu a New York, chiedendo il ritiro completo di Israele dalla Striscia di Gaza e la consegna delle armi da parte di Hamas all’Autorità Nazionale Palestinese. Secondo Mustafa, questo è un passo necessario per ripristinare la sicurezza nella regione. Ha insistito sulla necessità di una soluzione a due Stati, dove sia Israele che Palestina possano coesistere pacificamente.

Israele intensifica le operazioni a Gaza

Nella giornata di lunedì, le forze israeliane hanno condotto attacchi che hanno portato alla morte di almeno 78 palestinesi a Gaza, inclusa una donna incinta. I funzionari sanitari locali hanno riportato che molte vittime erano in cerca di cibo. Di fronte alla crescente crisi alimentare, Israele ha annunciato una sospensione temporanea delle operazioni militari in alcune aree per facilitare la consegna di aiuti umanitari, ma le agenzie internazionali avvertono che queste misure non sono sufficienti per affrontare l’emergenza.

Pressioni internazionali per una soluzione a due Stati

Lunedì, la Francia ha esortato l’Unione Europea a esercitare pressioni su Israele affinché accetti una soluzione a due Stati. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha sottolineato che è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. La conferenza, che si svolge a New York, ha visto la partecipazione di rappresentanti di 125 paesi, ma né Israele né gli Stati Uniti hanno preso parte all’incontro.

Posizione dell’Arabia Saudita sulla normalizzazione con Israele

Faisal bin Farhan, ministro degli Esteri saudita, ha ribadito che la normalizzazione delle relazioni con Israele è possibile solo con la creazione di uno Stato palestinese. Questa posizione, già espressa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, è vista come fondamentale per una pace duratura nella regione.

Richieste dall’Unione Europea e dalla comunità internazionale

La Commissione Europea ha proposto di limitare l’accesso di Israele al programma di finanziamento alla ricerca Horizon, a causa delle violazioni dei diritti umani. Inoltre, 58 ex ambasciatori dell’Unione Europea hanno scritto una lettera aperta chiedendo la sospensione del commercio con Israele e il riconoscimento dello Stato di Palestina.

La situazione a Gaza secondo le organizzazioni umanitarie

Due importanti organizzazioni per i diritti umani israeliane hanno dichiarato che Israele sta perpetrando un genocidio contro i palestinesi a Gaza. I rapporti evidenziano l’uccisione di decine di migliaia di civili e la distruzione di infrastrutture vitali, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria.

Attacchi dei coloni israeliani in Cisgiordania

Recentemente, l’Autorità Palestinese ha denunciato attacchi da parte di coloni israeliani contro il villaggio cristiano di Taybeh, in Cisgiordania, dove sono stati incendiati veicoli e scritte razziste sono state lasciate su proprietà palestinesi.

Lettera aperta degli ex ambasciatori italiani a Giorgia Meloni

Un gruppo di 35 ex ambasciatori italiani ha scritto una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo un intervento concreto sulla questione palestinese. La missiva sottolinea la necessità di riconoscere la Palestina come Stato e di adottare misure diplomatiche efficaci per fermare le violazioni dei diritti umani in corso.

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