L’Onu affronta la questione dello Stato palestinese mentre a Gaza continuano le vittime

Veronica Robinson

Luglio 29, 2025

Il conflitto in corso nella Striscia di Gaza continua a mietere vittime tra la popolazione civile, con una situazione che si aggrava di giorno in giorno. Il 29 luglio 2025, durante la conferenza internazionale sulla Palestina indetta dalle Nazioni Unite, si è acceso un dibattito acceso riguardo alla proposta di una soluzione a due Stati. Mentre i rappresentanti delle varie nazioni discutono, i civili a Gaza affrontano una realtà drammatica, segnata da bombardamenti incessanti e da una crisi umanitaria sempre più profonda.

La crisi umanitaria a Gaza

Nella Striscia di Gaza, i cittadini vivono in condizioni disperate. Le esplosioni dei bombardamenti israeliani e la scarsità di cibo hanno portato a un bilancio tragico, con quasi 60.000 morti registrati dall’inizio del conflitto. Le organizzazioni non governative israeliane, che un tempo sostenevano le operazioni militari, ora parlano apertamente di genocidio, sottolineando l’urgenza di un intervento internazionale. La situazione è aggravata dalla mancanza di aiuti umanitari adeguati, considerati da molti insufficienti e addirittura rischiosi.

Le Ong, che operano sul campo, denunciano una realtà in cui l’accesso ai beni di prima necessità è limitato e i servizi sanitari sono al collasso. I medici e gli operatori umanitari faticano a far fronte al numero crescente di feriti e malati, mentre la popolazione civile è costretta a vivere in condizioni precarie, senza cibo e acqua potabile. Le testimonianze raccolte dagli inviati sul posto raccontano di famiglie intere costrette a razionare il cibo e a vivere nel terrore dei bombardamenti.

Le dichiarazioni di Netanyahu e la reazione internazionale

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che a Gaza non c’è fame, una dichiarazione che ha suscitato forti reazioni a livello internazionale. Le sue parole sono state contestate da numerose organizzazioni umanitarie, che evidenziano l’inefficienza degli aiuti e la gravità della crisi alimentare. Le affermazioni di Netanyahu sono state interpretate da molti come una disconnessione dalla realtà che vivono i cittadini di Gaza.

La comunità internazionale sta seguendo con attenzione gli sviluppi della situazione, ma le divisioni politiche rendono difficile trovare un accordo su come procedere. Mentre alcuni paesi chiedono un aumento degli aiuti umanitari, altri si concentrano su questioni politiche, come la proposta di una soluzione a due Stati. Le tensioni all’interno delle Nazioni Unite riflettono le difficoltà nel raggiungere un consenso che possa portare a una risoluzione duratura del conflitto.

In questo contesto, la vita quotidiana dei civili a Gaza continua a essere segnata da paura e incertezza. Le speranze di una pace duratura sembrano lontane, mentre il numero dei morti continua a salire e le condizioni di vita si deteriorano ulteriormente.

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