A un anno dalla tragica scomparsa di Sharon Verzeni, la giovane di 33 anni uccisa a Terno d’Isola, il padre Bruno condivide il suo profondo dolore e l’assenza incolmabile lasciata dalla figlia. Il delitto è avvenuto tra il 29 e il 30 luglio 2024, mentre Sharon stava percorrendo le strade della sua città. In un’intervista rilasciata a un quotidiano locale, Bruno ha raccontato: “A maggio si sarebbe dovuta sposare. Ho indossato la giacca per il funerale, quella stessa che avrei messo per accompagnarla all’altare. Ci manca ogni giorno, ogni momento. Invece di migliorare, peggiora. Non finirà mai”.
Funerali di Sharon Verzeni, una bara bianca per la giovane vittima
Il funerale di Sharon si è svolto in un’atmosfera di profonda commozione. La bara bianca, simbolo della sua giovane vita spezzata, ha attirato l’attenzione di molti, con il padre che ha espresso il suo dolore per l’atto violento che ha portato via la figlia. “La mano di Caino ha colpito ancora”, ha dichiarato Bruno, sottolineando la brutalità dell’omicidio. Questa frase riassume il sentimento di impotenza e rabbia che accompagna la famiglia Verzeni in questo difficile momento.
Un addio che non trova pace
Bruno Verzeni continua la sua vita a Bottanuco, dedicandosi alla cura del giardino e alla manutenzione della casa, cercando di trovare un senso nella quotidianità. Tuttavia, il suo cuore è segnato da un dolore profondo. In un’intervista a Il Giorno, ha espresso la sua amarezza per la mancanza di un gesto di pentimento da parte di Moussa Sangare, l’uomo accusato dell’omicidio. “Quello che mi dispiace è che da Sangare non sia mai arrivato un gesto di pentimento, una parola di scuse. Neppure dai suoi familiari”, ha aggiunto Bruno, evidenziando la mancanza di empatia in un momento così tragico.
Un matrimonio mai celebrato
La vita di Sharon avrebbe dovuto prendere una piega felice, con il matrimonio previsto per maggio o giugno 2025. Il giorno del funerale, Bruno ha indossato la giacca e la cravatta, proprio come avrebbe fatto se avesse accompagnato la figlia all’altare. “L’ho portata all’altare in un altro modo”, ha commentato, segnalando la sua determinazione a non cedere all’odio nonostante il grande dolore.
L’impegno concreto in nome di Sharon
Dalla tragedia è emerso anche un progetto di solidarietà, volto ad aiutare donne vittime di violenza e tratta in Africa. La famiglia Verzeni ha istituito un fondo in collaborazione con un gruppo missionario della parrocchia di Bottanuco. “Verseremo quello che riusciremo a raccogliere a un’associazione di Salsomaggiore, chiamata Talita Kum“, ha spiegato Bruno. Anche se i contributi potrebbero non essere ingenti, l’intento è quello di fare la differenza.
L’omicidio nell’agosto del 2024
Le indagini hanno portato all’arresto di Moussa Sangare, un giovane di 31 anni di origini maliane, residente a Suisio. Le telecamere di sorveglianza lo hanno immortalato mentre fuggiva in bicicletta dalla scena del crimine. Dopo il fermo, Sangare ha confessato: “Ho avuto un raptus. L’ho vista e l’ho uccisa. Sentivo l’impulso di accoltellare qualcuno”. Nonostante fosse incensurato, risultava già indagato per maltrattamenti in famiglia, incluse minacce con un coltello nei confronti della madre e della sorella.