Daniela, la madre di Andrea Sempio, ha deciso di parlare pubblicamente per difendere il figlio, coinvolto in un caso di omicidio che ha suscitato grande attenzione mediatica. In un’intervista rilasciata a Canale 5, la donna ha espresso il suo disappunto riguardo alle informazioni diffuse da alcuni media, accusandoli di diffondere notizie false senza effettuare le dovute verifiche.
Le dichiarazioni di Daniela sempio
Nel corso della sua testimonianza, Daniela ha affrontato diversi aspetti dell’indagine, iniziando con la controversa impronta 33, che secondo i consulenti di Alberto Stasi sarebbe riconducibile ad Andrea. “Le affermazioni dei legali di Stasi necessitano di ulteriori verifiche. Non possiamo stabilire se si tratti di sudore o sangue, ma è certo che mio figlio non ha lasciato impronte di sangue nella casa dei Poggi. Non è mai entrato in quella casa per uccidere Chiara Poggi“, ha dichiarato con fermezza. Daniela ha sottolineato che, sebbene sia possibile che un’impronta di sudore possa essere rinvenuta, questo potrebbe essere dovuto alla frequentazione della casa, ma ha insistito sul fatto che l’impronta di Andrea è presente solo in un’area specifica.
Il scontrino fiscale e la presenza a vigevano
Un altro punto cruciale della testimonianza riguarda lo scontrino fiscale che attesterebbe la presenza di Andrea a Vigevano la mattina del delitto. Daniela ha spiegato di aver già raccontato questa vicenda in più occasioni, compresi due incontri con i carabinieri. “Ero uscita di casa per recarmi a Gambolò, un negozio chiuso per far riparare dei telecomandi. Sono tornata a casa alle 10 meno 10, un orario che ho potuto verificare guardando l’orologio in cucina. Mio figlio, che era in casa, ha preso le chiavi della macchina ed è andato a Vigevano. Io non ci sono mai andata e non ho mai fornito alcuno scontrino a mio figlio; è stato lui a farlo”, ha spiegato.
Daniela ha anche raccontato come lo scontrino sia stato trovato da suo marito e come, per motivi di sicurezza, abbia deciso di conservarlo. “Negli anni ’86-87 ho lavorato come vigilatrice penitenziaria in un carcere di massima sicurezza. Le detenute mi insegnavano a proteggermi in caso di problemi legali. Dopo l’omicidio di un’amica di mio figlio, ho trovato uno scontrino che indicava che Andrea, che ha solo 19 anni e frequenta quella casa, si trovava a Vigevano. Ho pensato di conservare lo scontrino per precauzione, l’ho riposto in una busta di plastica e l’ho messo in un cassetto”, ha concluso la madre di Andrea Sempio, rimarcando la sua determinazione a difendere il figlio da accuse infondate.