Supermercati, attenzione alla truffa “shrinkflation”: paghi uguale ma il prodotto è diminuito

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Spendiamo di più ma compriamo meno: ecco la trappola della shrinkflation in Italia - www.storialibera.it

Lorenzo Fogli

Luglio 30, 2025

La shrinkflation colpisce sempre più prodotti nei supermercati italiani. Scopri cos’è, perché è legale e come riconoscere le confezioni ridotte per evitare fregature.

Comprare sempre gli stessi biscotti, lo stesso succo di frutta o lo shampoo di fiducia può oggi nascondere una sorpresa amara: la confezione è identica, il prezzo è lo stesso, ma la quantità è minore. Questa strategia si chiama shrinkflation, e sta prendendo piede in modo silenzioso in tanti supermercati italiani, lasciando molti consumatori spiazzati e penalizzati senza che se ne accorgano. Il fenomeno, benché legale, sta attirando critiche sempre più forti da parte delle associazioni dei consumatori.

Cos’è la shrinkflation e perché è permessa dalla legge

La shrinkflation è una parola nata dalla fusione di shrink (restringere) e inflation (inflazione). In sostanza, le aziende mantengono lo stesso prezzo finale ma diminuiscono il contenuto della confezione. È una risposta all’aumento dei costi di produzione: invece di aumentare il prezzo, riducono il prodotto, sperando che il cliente non noti la differenza.

Esempi concreti? Confezioni di biscotti che passano da 500 a 350 grammi, bottiglie che scendono da 500 a 480 ml, detersivi che mantengono il flacone ma contengono meno liquido. Tutto ciò senza che venga segnalato in modo chiaro sulla parte frontale della confezione: l’unico obbligo legale è indicare correttamente il peso o il volume attuale, anche se scritto in piccolo.

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Spendiamo di più ma compriamo meno: ecco la trappola della shrinkflation in Italia – www.storialibera.it

Il problema è proprio qui. Se la grafica rimane la stessa, se il formato appare visivamente invariato e il prezzo non cambia, è facile cadere nella trappola, soprattutto se si va di fretta o se non si ha memoria della grammatura originaria. Secondo le associazioni dei consumatori, centinaia di prodotti sono stati già ridotti nei formati: dalla colazione agli snack, dai succhi agli shampoo.

Questa pratica non infrange la legge, ma si basa su una zona grigia della comunicazione commerciale, che lascia spazio a comportamenti poco trasparenti. Alcuni produttori arrivano persino a disegnare confezioni più “gonfie”, per dare l’illusione di abbondanza.

Come riconoscere la shrinkflation e proteggersi al supermercato

L’unico vero antidoto alla shrinkflation è l’attenzione del consumatore. Controllare il prezzo al chilo o al litro, riportato in piccolo sotto al prezzo finale, è la strategia più efficace per capire il reale costo del prodotto. Un pacco da 3 euro può sembrare conveniente, ma se contiene solo 350 grammi anziché 500, il costo reale è aumentato notevolmente.

Un altro accorgimento importante è confrontare il peso o il volume tra marchi diversi, evitando di affidarsi solo all’aspetto visivo o alla memoria. Alcuni marchi mantengono il formato originale, altri riducono gradualmente, in modo quasi impercettibile.

Capita spesso che la scoperta avvenga solo a casa, quando si confrontano le confezioni nuove con quelle vecchie, oppure quando il prodotto finisce troppo presto. In quei casi, la sensazione di essere stati raggirati è forte, ma non c’è modo di reclamare: non si tratta di una truffa, ma di una strategia commerciale legittima.

Le associazioni dei consumatori chiedono nuove norme che impongano maggiore chiarezza grafica in caso di riduzione del contenuto: ad esempio, con bollini evidenti o scritte obbligatorie sul fronte della confezione. Ma finché questo non sarà legge, resta solo la responsabilità individuale: leggere sempre con attenzione, controllare i dettagli e non fidarsi solo dell’apparenza.

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