L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), l’Agenzia Mondiale Britannica “Informazione Senza Confini” (AISC News) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire esprimono la loro crescente preoccupazione riguardo alla diffusione del West Nile virus in Italia. Queste organizzazioni, rappresentate dai loro Direttivi, hanno richiamato l’attenzione sulla situazione sanitaria attuale, che ha visto un aumento significativo dei casi e dei decessi.
Situazione attuale del West Nile virus in Italia
Aggiornamenti recenti indicano che, dal 2024 fino a luglio 2025, l’Italia ha registrato un totale di 27 decessi attribuiti al West Nile virus. Di questi, 20 decessi sono stati registrati nel 2024, mentre 7 si sono verificati nel 2025. I dati mostrano che nel 2025, i decessi sono stati distribuiti tra diverse regioni: 3 nel Lazio, 3 in Campania e 1 in Piemonte. La situazione è particolarmente critica nel Lazio, dove la provincia di Latina ha visto un totale di 21 casi, inclusi episodi neuro-invasivi. Complessivamente, nel 2025 sono stati confermati 32 casi di infezione.
I dati sono stati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e includono informazioni aggiornate fino a luglio 2025, che rivelano un trend preoccupante di contagio e mortalità. È importante notare che, sebbene non si parli di un allarme, la situazione richiede un’attenzione massima, come sottolineato dal Prof. Foad Aodi, esperto in salute globale e direttore dell’AISC.
Il contesto europeo e l’espansione del virus
Nel 2024, l’Europa ha registrato un totale di 1.436 casi e 125 decessi in 19 Paesi, con l’Italia in testa per numero di contagi e vittime. Seguono in questa triste classifica la Grecia e la Romania. Questi dati dimostrano un incremento della pressione epidemiologica, con una crescente espansione delle aree colpite e una durata prolungata delle stagioni di trasmissione.
Il Prof. Aodi ha evidenziato che il West Nile virus non è un problema isolato, ma rientra in un contesto più ampio di malattie trasmesse da vettori, come la malaria, la dengue, il chikungunya, lo zika e l’usutu virus. Le misure di prevenzione adottate per il West Nile sono efficaci anche contro altre malattie, rendendo fondamentale un approccio integrato nella lotta contro le infezioni trasmesse dalle zanzare.
Impatto sul sistema sanitario e necessità di coordinamento
La diffusione del West Nile virus rappresenta una sfida significativa per il sistema sanitario italiano. Il Prof. Aodi ha sottolineato come la questione coinvolga vari ambiti, dalla medicina territoriale agli ospedali, fino ai pronto soccorso e alla prevenzione ambientale. È essenziale che le Regioni sviluppino piani omogenei e si coordinino con il Ministero della Salute per garantire una risposta efficace. L’implementazione di reti di sorveglianza attiva, che includano laboratori, reparti infettivologici e servizi veterinari, è fondamentale per una reazione tempestiva e uniforme.
Coinvolgimento delle comunità e misure preventive
Il Prof. Aodi ha anche messo in evidenza l’importanza di coinvolgere le comunità straniere, che vivono e lavorano in aree a rischio di contagio. È cruciale che queste persone siano parte integrante del sistema di prevenzione, attraverso la diffusione di informazioni tradotte in più lingue e l’istituzione di sportelli informativi nelle ASL. La collaborazione con le associazioni di comunità è fondamentale per favorire la segnalazione tempestiva di sintomi sospetti, contribuendo così a migliorare il monitoraggio della malattia.
Restrizioni per la donazione di sangue
In risposta all’aumento dei casi, il Centro nazionale sangue ha imposto restrizioni per la donazione di sangue in 31 province, tra cui Roma, Napoli, Torino e Venezia. In queste aree, è obbligatorio effettuare il Test NAT sui donatori o applicare una sospensione temporanea di 28 giorni per coloro che hanno soggiornato, anche solo per una notte, nelle zone interessate durante la stagione del 2025.
Rischi legati alla malaria e necessità di intervento
Il Prof. Aodi ha richiamato l’attenzione sui rischi legati alla malaria, evidenziando che in Africa subsahariana ci sono meno di 1 medico o infermiere ogni 10.000 abitanti e che in Europa si registrano 1,4 milioni di operatori sanitari mancanti, con un deficit previsto di 4,3 milioni entro il 2030. Ogni paziente in più per infermiere aumenta la mortalità ospedaliera del 7%. Investire in prevenzione e risorse umane nei Paesi in difficoltà è quindi cruciale per tutelare anche la salute nei Paesi più sviluppati.
Richiesta di azioni concrete
Il Prof. Aodi ha concluso il suo intervento sollecitando il Ministero della Salute e le Regioni a rafforzare i piani di prevenzione, incrementare la formazione e potenziare la cooperazione internazionale. Maggiore prevenzione e risorse destinate ai Paesi in difficoltà sono elementi chiave per garantire una sicurezza sanitaria globale.
Un riepilogo dei dati evidenzia che dal 2024 a oggi, in Italia, ci sono stati 27 decessi per West Nile virus, con 20 nel 2024 e 7 nel 2025, e 32 casi confermati nel 2025, di cui 21 nella provincia di Latina. In Europa, nel 2024, si sono registrati 1.436 casi e 125 decessi, con l’Italia in prima posizione. Le restrizioni per la donazione di sangue rimangono in vigore in 31 province, a seguito dell’elevata incidenza dei contagi.