Una svolta storica grazie alla Consulta
Con la sentenza 94/2025, pubblicata ufficialmente il 10 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha sancito che l’assegno ordinario di invalidità non può più scendere sotto la soglia minima mensile di 603,40€, indipendentemente dal sistema di calcolo utilizzato. In pratica, anche chi ha versato contributi dopo il 1° gennaio 1996, ed è quindi soggetto al sistema contributivo puro, ha diritto alla stessa integrazione prevista fino ad ora solo per lavoratori con sistema retributivo o misto.
Cosa cambia per i beneficiari contributivi
Prima di questa decisione, chi era interamente nel regime contributivo, pur avendo subito gravi problemi di salute che riducono la capacità lavorativa a meno di un terzo, non riceveva l’integrazione al trattamento minimo. Il calcolo dell’assegno si basava esclusivamente sui contributi versati e poteva risultare molto inferiore. La nuova sentenza garantisce un diritto uniformato, riconoscendo il valore sociale dell’assegno come sostegno in un momento di fragilità.
Come si calcola e chi può beneficiarne
L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione INPS destinata ai lavoratori con una capacità lavorativa ridotta per infermità o difetto, che abbiano versato almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 negli ultimi 5 anni. Se calcolato con il sistema contributivo, l’importo potrà essere inferiore a 603€, ma grazie all’integrazione stabilita dalla Consulta, verrà ora automaticamente adeguato. Questo cambiamento consente di garantire un importo dignitoso a tutti i beneficiari, senza differenze legate al sistema contributivo.
Impatto concreto e cosa sapere
Dal 10 luglio 2025, l’importo di 603,40€ al mese diventa il minimo garantito per tutti i titolari dell’assegno ordinario di invalidità. Anche se l’assegno calcolato risulta inferiore, l’INPS provvederà all’integrazione automatica, garantendo così dignità economica e stabilità. Questo aggiornamento non ha effetto retroattivo, quindi si applica solo sulle prestazioni future. Beneficiari e CAF sono già stati informati per adeguare le domande e i calcoli previdenziali.
In definitiva, questa modifica rappresenta un passo avanti significativo nel diritto alla tutela sociale, assicurando che chi vive una condizione di invalidità grave riceva un sostegno minimo garantito, senza distinzione tra sistemi contributivi. Una scelta giusta che restituisce equità e protezione ai più fragili.