Madre e compagna in aula dal gip per la convalida del fermo: Lorena teme per Mailyn

Veronica Robinson

Agosto 2, 2025

Poco dopo le 9 di questa mattina, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, ha presieduto l’udienza di convalida del fermo di due donne, Maylin Castro Monsalvo, 30 anni, e Lorena Venier, 61 anni. Entrambe sono accusate dell’omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, originario di Gemona del Friuli (Udine). Presenti in aula, le indiziate erano assistite dagli avvocati Francesco De Carlo e Federica Tosel per la 30enne, e Giovanni De Nardo per la 61enne.

La difesa di Maylin Castro ha richiesto la custodia attenuata per madri con prole inferiore a un anno, in quanto la donna ha una bambina di sei mesi avuta con la vittima. L’avvocato Federica Tosel ha dichiarato ai giornalisti che la sua assistita ha deciso di non rispondere durante l’udienza, citando le sue condizioni psicofisiche come motivo. Durante l’udienza, il giudice ha spiegato i fatti avvenuti, facilitando la comprensione per Maylin, di madrelingua spagnola. La Procura ha richiesto la custodia cautelare in carcere per l’indagata, contestando l’omicidio volontario premeditato, aggravato dalla presenza di una minore, oltre a vilipendio e occultamento di cadavere. La decisione del gip è ancora in attesa.

L’interrogatorio di Lorena Venier, madre della vittima

Nel corso dell’interrogatorio, Lorena Venier ha fornito dettagli sul movente che l’avrebbe spinta, assieme alla nuora, a compiere l’omicidio. L’avvocato Giovanni De Nardo ha confermato che il movente è legato a dinamiche familiari, evidenziando il forte legame tra Lorena e Maylin. Secondo quanto riportato, vi era una preoccupazione per la sicurezza di Maylin, che si sarebbe trovata in pericolo qualora fosse tornata in Colombia. Lorena ha dichiarato: “Ho compiuto un atto mostruoso, ma era necessario. Mailyn è la figlia che non ho mai avuto”. La donna ha trascorso circa tre ore a spiegare al magistrato la serata del 25 luglio, portando la Procura a considerare l’aggravante della premeditazione.

Il probabile movente

L’omicidio di Alessandro Venier non sarebbe avvenuto per caso; si sarebbe verificato alla vigilia della sua partenza per la Colombia, dove intendeva trasferirsi, portando con sé Maylin e la loro bambina. Questa decisione non era condivisa dalle due donne, come riferito nell’interrogatorio. Lorena ha espresso il timore di perdere Maylin, descrivendola come “la figlia che non ho mai avuto”. Il forte affetto tra le due donne si sarebbe sviluppato in un’alleanza contro Alessandro.

Il racconto del delitto

Secondo la testimonianza di Lorena, l’omicidio è stato preceduto da mesi di tensioni e violenze domestiche. La donna ha descritto come Alessandro sia stato inizialmente stordito con farmaci e poi soffocato con un cordino. Una volta deceduto, il corpo è stato sezionato in tre parti con un utensile da lavoro e nascosto in garage, ricoperto di calce. Lorena ha continuato a recarsi al lavoro senza destare sospetti, mentre Maylin si occupava della neonata. Le indagini potrebbero rivelare ulteriori dettagli sul piano delle due donne.

La lite a cena è stata un pretesto

La serata del delitto è stata caratterizzata da un acceso diverbio, che potrebbe essere stato solo un pretesto per mettere in atto un piano premeditato. Dopo l’omicidio, le due donne avrebbero collaborato nel sezionare il corpo di Alessandro e nel nasconderlo. Tuttavia, il ‘patto’ tra madre e nuora è durato solo cinque giorni. Il 31 luglio, Maylin, in preda a una crisi di depressione post partum, ha contattato le forze dell’ordine, costituendosi.

La comunità sotto shock

La comunità di Gemona del Friuli è sotto shock per la brutalità del crimine. I vicini non riescono a credere che Lorena, un’infermiera conosciuta e rispettata, possa essere coinvolta in un delitto così efferato. Le autorità hanno trasferito il corpo della vittima al centro di medicina legale per l’autopsia, mentre la comunità si interroga su come sia stato possibile arrivare a tale tragedia.

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