Su WhatsApp, Facebook e Instagram si moltiplicano le truffe online: finti figli in difficoltà, vendite fraudolente e collaborazioni farlocche. Ecco come riconoscerle e difendersi.
I social network fanno ormai parte della nostra routine. Ci scambiamo messaggi, compriamo, vendiamo, condividiamo momenti personali. Ma dietro questa apparente quotidianità, si nasconde una rete di truffe digitali che sfrutta proprio la fiducia che abbiamo in questi strumenti. In Italia, l’allarme cresce: i raggiri online si moltiplicano su WhatsApp, Facebook e Instagram, spesso con danni economici significativi e vittime di ogni età. A colpire è la sofisticazione con cui questi inganni vengono messi in atto, in molti casi usando anche intelligenza artificiale per rendere tutto più credibile. I dati parlano chiaro: è una minaccia in crescita, che richiede attenzione, consapevolezza e strumenti concreti per proteggersi.
Finti figli, vendite truccate e account falsi: così colpiscono i truffatori
Tra i casi più ricorrenti segnalati dalla Polizia Postale, c’è la truffa del parente in difficoltà su WhatsApp. Il meccanismo è semplice ma micidiale: un messaggio da un numero sconosciuto si presenta come un figlio, una nipote, un familiare che ha cambiato telefono e ha bisogno urgente di denaro per una situazione critica. La pressione emotiva è forte, e molte vittime – soprattutto anziani – finiscono per inviare soldi senza verificare. Spesso, a rendere tutto più credibile, ci sono anche messaggi vocali generati con IA, che imitano la voce del vero parente.
Non meno pericoloso è quanto accade su Facebook Marketplace, oggi molto usato per la vendita di oggetti usati. Qui si moltiplicano gli annunci di prodotti tecnologici a prezzi bassissimi, spesso con descrizioni dettagliate, foto realistiche e persino recensioni fasulle. Una volta effettuato il pagamento – solitamente con metodi non tracciabili – il venditore scompare. In alcuni casi, viene usata l’identità di noti negozi o corrieri per ingannare ulteriormente la vittima. Il tutto senza un controllo serio da parte della piattaforma, che spesso non interviene in tempo.

Su Instagram, invece, la truffa si presenta sotto forma di offerte di collaborazione. Messaggi privati propongono di diventare ambassador di brand noti, con promesse di prodotti gratuiti o commissioni. In realtà, si tratta quasi sempre di schemi fraudolenti: dopo aver pagato una presunta quota per entrare nel programma, le vittime non ricevono nulla o si vedono recapitare prodotti di bassissima qualità. L’utilizzo di immagini manipolate, account paralleli e profili fake rende difficile distinguere una vera collaborazione da una truffa, soprattutto per i giovani utenti, spesso attratti dalla visibilità e dalla promessa di guadagni facili.
Le vittime sono sempre di più: come riconoscere i segnali e difendersi
I numeri sono in crescita. Le segnalazioni raccolte dalle forze dell’ordine parlano di milioni di euro persi ogni anno a causa di queste truffe. Nessuna fascia d’età è davvero al sicuro: gli anziani risultano più vulnerabili alle truffe emozionali, mentre i giovani adulti, molto attivi online, cadono più spesso nei raggiri commerciali. Il dato più allarmante è che molte di queste frodi si consumano in pochi minuti, spesso senza lasciare tracce. E i truffatori, nascosti dietro numeri virtuali e account temporanei, risultano difficili da rintracciare.
Per difendersi serve, prima di tutto, educazione digitale. Verificare sempre le informazioni ricevute, non fidarsi mai di messaggi con richieste urgenti di denaro, evitare pagamenti non tracciabili e non cliccare su link sospetti. In caso di dubbi, è sempre meglio chiamare direttamente il presunto mittente o rivolgersi alle autorità. Le piattaforme, da parte loro, dovrebbero fare di più: controlli automatici, segnalazioni rapide, autenticazione degli account, sistemi di pagamento sicuri. Ma finché queste misure restano insufficienti, è l’utente a dover agire in prima persona.
Le truffe digitali non sono più casi isolati, ma un fenomeno radicato. La consapevolezza è l’arma principale per resistere a questi attacchi. Riconoscere i segnali, condividerli, parlarne apertamente, specie con chi è meno esperto, è il primo passo per difendere la propria identità digitale. E non farsi rubare, insieme ai soldi, anche la fiducia.