Tra neve e silenzi, il folklore islandese racconta di una notte in cui il popolo nascosto abbandona le sue dimore segrete per camminare tra gli uomini.
Nel cuore dell’inverno islandese, quando la luce del sole resiste appena poche ore e la neve avvolge strade e montagne, c’è una storia che si ripete da secoli. Alla mezzanotte di Capodanno, si crede che gli Huldufólk – il popolo nascosto, invisibile per il resto dell’anno – abbandoni i propri rifugi tra rocce e colline per attraversare i villaggi umani. Non è una semplice fiaba raccontata ai bambini. È un frammento di cultura radicato nella memoria collettiva di un Paese dove il rapporto con la natura e i suoi misteri è rimasto intatto. Chi vive nelle zone rurali racconta di preparare ancora piccole offerte di cibo, luci e bevande vicino alle abitazioni, per accogliere queste presenze e propiziare fortuna nel nuovo anno. I turisti, attratti da questa atmosfera sospesa, affollano i villaggi, curiosi di percepire, anche solo per un istante, quella sensazione di confine sottile tra due mondi.
Le origini di un racconto che attraversa i secoli
I primi riferimenti scritti a questa credenza si trovano nei diari di esploratori e nei registri parrocchiali dell’Ottocento, ma le radici si perdono molto più indietro, nei racconti orali che le comunità isolane si scambiavano attorno al fuoco nelle lunghe notti invernali.

Gli Huldufólk sono descritti come esseri simili agli uomini, ma legati a un mondo parallelo in cui la natura domina senza essere violata. La notte di San Silvestro viene considerata un momento di passaggio, un varco temporaneo in cui le barriere tra i due mondi si abbassano. In passato, molte famiglie lasciavano porte e finestre socchiuse, come segno di benvenuto, sperando che la visita degli elfi portasse prosperità. Ci sono storie di pastori e viandanti che, durante quella notte, avrebbero percepito canti armoniosi e suoni mai sentiti prima, provenienti da luoghi deserti. Questi racconti, mai verificati, hanno alimentato il fascino della leggenda, rafforzando la sua trasmissione di generazione in generazione.
Riti moderni e il ruolo del folklore nella vita islandese
Nel presente, la leggenda conserva il suo posto nel calendario culturale islandese, anche se con un volto diverso. Nei villaggi più legati alla tradizione, vengono organizzate passeggiate notturne e raduni attorno a grandi falò, dove anziani e guide locali narrano storie antiche, spesso accompagnati da musica dal vivo. Alcuni tour portano i visitatori nei punti indicati come dimore degli elfi, mescolando spiegazioni storiche a momenti di suggestione. Non è raro che, prima di costruire nuove strade o edifici, si consultino figure esperte di folklore per assicurarsi di non disturbare presunti luoghi sacri al popolo nascosto. Durante la notte di Capodanno, il paesaggio si illumina di luci calde e candele, e dalle cucine escono profumi di dolci e pietanze tipiche, creando un’atmosfera che unisce il calore domestico alla tensione di un evento raro. Il racconto, così, si rinnova ogni anno, radicandosi ancora di più nella cultura nazionale.

Un patrimonio culturale che resiste nel tempo
Oggi questa leggenda è anche un patrimonio turistico e simbolico. Le scuole introducono il mito degli Huldufólk nelle lezioni di cultura locale, i musei ospitano esposizioni a tema e durante l’inverno molti mercatini propongono artigianato ispirato agli elfi: statuette scolpite a mano, tessuti decorati con scene di folklore, gioielli che riprendono antichi simboli protettivi. L’Islanda, pur essendo proiettata nel presente, ha scelto di non recidere il filo che la lega a queste storie. La notte di Capodanno, con i suoi paesaggi avvolti dalla neve e punteggiati da luci tremolanti, diventa così un ponte tra epoche diverse, un momento in cui passato e presente si incontrano senza sforzo apparente. E mentre il nuovo anno avanza, l’immagine degli elfi che attraversano il gelo resta impressa come uno dei racconti più suggestivi della cultura nordica.