La madre dell’undicenne coinvolto nell’incidente mortale avvenuto lunedì 10 marzo 2025 in via Cermenate, a Milano, ha espresso il suo dolore per la tragica scomparsa di Cecilia De Astis, una donna di 54 anni, investita da un’auto pirata. In un’intervista rilasciata a Repubblica, la donna ha dichiarato: “Piango per mio figlio e per la signora, ma sono solo bambini”. Questo drammatico evento è il risultato di una serie di azioni illecite che le forze dell’ordine stanno analizzando, tra cui il furto di valigie da un’auto in sosta, il ritrovamento di una chiave al loro interno e il successivo furto del veicolo. Gli autori, quattro minorenni di età compresa tra 11 e 13 anni, sono stati rintracciati in un campo rom abusivo e riaffidati alle famiglie, poiché non imputabili secondo la normativa italiana.
Il racconto della madre
La madre del ragazzo coinvolto ha descritto il suo stato d’animo, affermando: “È dall’alba che piango, per mio figlio e per la signora. Sono sconvolta, non ne sapevo niente”. Ha anche sottolineato che il figlio non aveva mai mostrato comportamenti simili e che ha appreso dell’incidente solo dopo essere stata contattata dalle autorità. “Sono distrutta per entrambe le famiglie”, ha aggiunto, evidenziando la necessità di riflessioni sulla prevenzione di simili tragedie e sull’importanza di proteggere i minori. Le parole della donna risuonano in un contesto in cui la comunità si interroga sull’adeguatezza delle misure di sicurezza e responsabilizzazione per i giovani.
I minori riaffidati alle famiglie: non sono punibili
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il gruppo di ragazzi coinvolti nell’incidente ha un’età compresa tra 11 e 13 anni, e il conducente era un tredicenne. La legge italiana stabilisce che i minori di 14 anni non possono essere ritenuti penalmente responsabili. Pertanto, come confermato dalla Procura per i Minori, i quattro ragazzi sono stati riaffidati alle famiglie. Tuttavia, il Tribunale dei Minori sta valutando la situazione e potrebbe decidere di adottare misure socio-educative, come affidamenti a strutture o programmi di recupero. Questo episodio riaccende il dibattito sulla responsabilità penale dei minori e sull’efficacia delle politiche di intervento da parte dello Stato in situazioni di disagio giovanile.
La dinamica dell’incidente: prima il furto, poi lo schianto
Le indagini condotte dagli inquirenti, come riportato da Repubblica, hanno ricostruito la sequenza dei fatti che ha portato all’incidente. I ragazzi, poco prima di investire Cecilia De Astis, avevano rubato alcune valigie da un’auto parcheggiata. All’interno di uno dei bagagli hanno trovato la chiave di una Citroen con targa francese. Ritornati sul posto, hanno rubato il veicolo e si sono messi alla guida. La corsa si è conclusa tragicamente in via Cermenate, dove Cecilia stava attraversando la strada. L’impatto è stato fatale e, dopo l’incidente, i minorenni hanno abbandonato l’auto e sono fuggiti, rendendosi irreperibili fino all’intervento delle forze dell’ordine.
Le reazioni della città e della politica
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha definito l’accaduto “un episodio gravissimo che richiede riflessioni immediate”. Ha messo in evidenza la necessità di implementare maggiori controlli e strumenti per prevenire simili tragedie. Il vicepremier Matteo Salvini ha sollevato la questione dell’abbassamento dell’età per la punibilità, sostenendo che non è accettabile che chi commette tali atti possa sfuggire a conseguenze legali. Dal Parlamento giungono richieste di riforme legislative, mentre le associazioni per i diritti dei minori chiedono interventi mirati sull’inclusione e l’educazione, evitando approcci esclusivamente repressivi.
Il campo rom e le indagini sociali
I quattro ragazzi sono stati rintracciati in un campo rom abusivo alla periferia sud di Milano, un’area già nota alle autorità per precedenti controlli. Come riportato dal Corriere della Sera, nessuno di loro frequentava regolarmente la scuola. I servizi sociali stanno ora esaminando il contesto familiare e le condizioni di vita, in coordinamento con la Procura per i Minori. Le indagini mirano a comprendere se siano esistite situazioni di abbandono scolastico o mancanza di tutela che possano aver contribuito alla deriva comportamentale dei ragazzi. Tra i possibili provvedimenti futuri ci sono il monitoraggio costante delle famiglie e interventi di sostegno educativo.