La Silicon Valley è scossa da una notizia che potrebbe cambiare gli equilibri di internet: Perplexity, giovane startup californiana specializzata in intelligenza artificiale generativa, ha presentato un’offerta non sollecitata da 34,5 miliardi di dollari per acquistare Google Chrome, il browser più usato al mondo con circa 3,5 miliardi di utenti e oltre il 60% del mercato globale. L’operazione, rivelata dal Wall Street Journal, arriva in un momento cruciale per Alphabet, che rischia di dover cedere il suo browser di punta a causa di una causa antitrust storica negli Stati Uniti.
Un’offerta nata nel momento giusto
Il giudice Amit Mehta, che lo scorso anno ha già stabilito che Google ha abusato della propria posizione dominante nella ricerca online, dovrà decidere come ristabilire la concorrenza. Tra le opzioni in discussione c’è proprio la cessione forzata di Chrome. Il colosso di Mountain View è accusato di aver stipulato accordi esclusivi con produttori come Apple e Samsung per mantenere il motore di ricerca Google come predefinito, una strategia che, secondo il Dipartimento di Giustizia, avrebbe bloccato l’accesso al mercato ad altri concorrenti.
È in questo contesto che Perplexity ha deciso di muoversi, proponendosi come acquirente “capace e indipendente” nel caso in cui il tribunale imponesse lo spacchettamento. L’azienda ha chiarito che la proposta sarebbe interamente finanziata da fondi di venture capital, i quali avrebbero già dato la loro disponibilità a sostenere la transazione.
Perché Perplexity vuole Chrome
Fondata a San Francisco nel 2022 da Aravind Srinivas, Perplexity è diventata in pochissimo tempo uno dei nomi più discussi dell’AI generativa. Il suo prodotto di punta è un motore di ricerca conversazionale, una combinazione tra chatbot e search engine tradizionale, capace di rispondere alle domande in linguaggio naturale e di analizzare in tempo reale i contenuti del web.
Negli ultimi dodici mesi, gli utenti mensili sono passati da 10 milioni a 15 milioni e la società ha lanciato Comet, un browser AI che rappresenta il primo passo per sfidare i giganti del settore. Possedere Chrome significherebbe per Perplexity:
Accedere istantaneamente a miliardi di utenti in tutto il mondo, riducendo drasticamente i tempi di crescita.
Integrare la propria tecnologia AI direttamente in un browser già consolidato, offrendo funzioni avanzate di ricerca e interazione.
Aumentare la propria forza contrattuale contro colossi come Google, Microsoft e OpenAI.
Espandere la raccolta dati per affinare modelli di intelligenza artificiale e migliorare la precisione delle risposte.
Il valore strategico di Chrome non sta solo nella sua base utenti, ma anche nella sua infrastruttura: è la “porta” di accesso ai servizi Google, un canale per raccogliere dati di navigazione e alimentare l’ecosistema pubblicitario e le funzioni AI integrate nei risultati di ricerca, come le AI Overview.
I benefici dichiarati e le rassicurazioni
Perplexity, consapevole delle perplessità che un cambio di proprietà potrebbe generare, ha già annunciato che:
Continuerà a supportare Chromium, il progetto open source alla base di Chrome, utilizzato anche da browser come Microsoft Edge e Opera.
Lascerà Google come motore di ricerca predefinito, ma permetterà agli utenti di modificarlo liberamente.
Non introdurrà modifiche invasive alle impostazioni di sicurezza, mantenendo il focus su privacy e protezione dati.
Questa strategia punta a tranquillizzare investitori e utenti, mostrando che l’acquisizione non stravolgerebbe immediatamente l’esperienza di navigazione.
Uno scenario incerto ma potenzialmente rivoluzionario
Gli analisti, tuttavia, restano cauti. Sebbene il giudice Mehta abbia definito la vendita di Chrome “la soluzione più pulita ed elegante” per ripristinare la concorrenza, non ha ancora chiarito quale sarà la sua decisione. Google ha già annunciato che farà ricorso contro qualsiasi ordine di cessione, sostenendo che lo smembramento metterebbe a rischio innovazione, sicurezza informatica e incentivi agli investimenti in nuove tecnologie.
Se però la pressione regolatoria dovesse aumentare e il tribunale optasse per la strada più radicale, Perplexity potrebbe trovarsi nella posizione di ereditare uno degli asset più potenti del web. Sarebbe un’operazione capace di ridisegnare non solo il mercato dei browser, ma anche la corsa globale all’AI applicata alla ricerca, con un impatto diretto sugli equilibri tra Stati Uniti, Europa e Asia.
In tal caso, l’acquisto di Chrome sarebbe ricordato come una delle acquisizioni più clamorose della storia di internet, paragonabile — per portata — a quando Facebook acquisì WhatsApp o Google comprò YouTube. Perplexity, da outsider ambizioso, potrebbe trasformarsi in un attore centrale della nuova era digitale, dove il controllo dell’accesso alle informazioni vale quanto, se non più, della tecnologia stessa.