L’Italia affronta l’estate 2025 tra nuove varianti di COVID-19, sintomi in evoluzione e nuove regole. Il punto sui dati, le infezioni e la gestione del contagio secondo gli ultimi report.
Mentre agosto 2025 avanza e le temperature spingono milioni di italiani verso le vacanze, il COVID-19 non è sparito. I numeri parlano chiaro: i report settimanali del Ministero della Salute continuano a segnalare nuovi casi, tamponi, decessi e tassi di positività, confrontandoli con i dati della settimana precedente. La situazione non presenta impennate gravi, ma l’andamento rimane costante, con piccole variazioni. È chiaro che l’emergenza sanitaria come l’abbiamo conosciuta nei primi anni della pandemia non è più in corso, ma il virus continua a circolare, e l’attenzione resta alta soprattutto con l’arrivo di nuove varianti come NB.1.8.1 (Nimbus), XFG (Stratus) e XEC.
Le varianti sotto osservazione e il rischio reale per l’Italia
Tra le mutazioni del SARS-CoV-2 osservate con maggiore interesse da OMS ed ECDC, la variante Nimbus (NB.1.8.1) è attualmente quella più diffusa. Appartenente alla famiglia Omicron, è stata intercettata per la prima volta a gennaio 2025 ed è già presente in oltre il 10% delle sequenze analizzate a livello globale. In Italia, il primo caso noto è stato a Genova, e da lì si è diffusa in diverse regioni. I sintomi principali sono quelli noti: mal di gola, febbre lieve, affaticamento e congestione nasale. Nulla, per ora, indica un aumento della severità rispetto alle varianti precedenti, ma la trasmissibilità appare maggiore, motivo per cui l’EMA ha chiesto un aggiornamento dei vaccini.

Segue la variante Stratus (XFG), che ha origine da una ricombinazione genetica dei lignaggi LF.7 e LP.8.1.2. È emersa all’inizio del 2025 e presenta mutazioni significative nella proteina Spike, che possono renderla più capace di eludere la risposta immunitaria. Non causa sintomi più gravi, ma alcuni medici segnalano una maggiore incidenza di raucedine. I vaccini attuali risultano ancora efficaci per le forme gravi, e l’attenzione resta concentrata sulla velocità di diffusione, soprattutto in Europa e in Asia.
Infine, la variante XEC si distingue per un vantaggio di crescita evidente rispetto alle precedenti, ed è stata classificata come VUM (Variante sotto monitoraggio). È una combinazione genetica di KS.1.1 e KP.3.3, discendenti della già nota JN.1. Al momento non provoca forme più gravi di COVID-19, ma sta guadagnando terreno, ed è la più in crescita tra le varianti sotto osservazione, secondo l’ultimo aggiornamento dell’OMS risalente a dicembre 2024.
Sintomi, durata, tamponi e regole aggiornate: cosa cambia nel 2025
La COVID-19 nel 2025 si manifesta nella maggior parte dei casi con sintomi lievi o aspecifici: febbre, mal di gola, naso chiuso o che cola, tosse secca, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza. Non sono rari casi con disturbi gastrointestinali, come vomito o diarrea, e in persone più fragili possono ancora verificarsi forme gravi con difficoltà respiratorie. Il fiato corto, infatti, rimane un campanello d’allarme nei soggetti anziani, immunodepressi o con patologie croniche. In alcune situazioni, il decorso può durare 5-6 giorni, ma resta possibile contrarre il virus in forma asintomatica.
La durata dell’incubazione, oggi, è in media di 3-4 giorni, più breve rispetto alle prime ondate pandemiche. Una difficoltà persistente, anche per i medici, è distinguere COVID-19 da influenza stagionale o raffreddore, visto che i sintomi si assomigliano. L’unico modo per capire se si è positivi è fare un tampone antigenico o molecolare.
Chi risulta positivo, secondo le attuali linee guida italiane, non è più obbligato all’isolamento. Tuttavia, resta fortemente raccomandato isolarsi in presenza di sintomi, soprattutto se si vive o si lavora a stretto contatto con persone fragili. Le precauzioni consigliate includono indossare la mascherina FFP2, lavarsi spesso le mani, evitare ambienti affollati e avvisare i contatti recenti. In caso di peggioramento dei sintomi, il primo passo resta contattare il medico di base, mentre situazioni gravi impongono l’intervento del 118.
In caso di febbre o dolore, il paracetamolo o i FANS come l’ibuprofene possono aiutare a gestire i sintomi, ma solo su indicazione del medico, che può valutare anche altre terapie specifiche, in base al quadro clinico del paziente.
I vaccini restano uno strumento centrale per evitare le forme più gravi della malattia. Le autorità sanitarie italiane consigliano la vaccinazione di richiamo prima dell’autunno, soprattutto per anziani, pazienti oncologici, donne in gravidanza e categorie a rischio.