Gli attivisti hanno dato avvio a una giornata di proteste in Israele, occupando gli incroci delle strade principali. I manifestanti hanno acceso falò nel mezzo della carreggiata e distribuito nastri gialli ai passanti per attirare l’attenzione sulla loro causa. Queste azioni si sono svolte il 2 ottobre 2025, in diverse città del Paese, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla situazione degli ostaggi.
Programma della giornata di proteste
Il programma del 2 ottobre prevede un punto stampa del Consiglio che si terrà presso il mercato di Sarona a Tel Aviv, in prossimità del quartier generale militare di Kirya. La giornata include anche l’inaugurazione di una mostra fotografica speciale in Piazza degli Ostaggi, accessibile al pubblico dalle 9 fino alle 18. In questo contesto, il palco principale nella piazza ospiterà discorsi dei familiari degli ostaggi, che si alterneranno per tutta la giornata, portando la loro testimonianza e chiedendo la liberazione dei loro cari.
Questa serie di eventi è stata organizzata con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sulla questione degli ostaggi e di mobilitare la popolazione. La mostra fotografica rappresenta un’opportunità per i visitatori di comprendere meglio le storie delle persone coinvolte e il dramma che stanno vivendo. Le testimonianze dei familiari degli ostaggi, che si svolgeranno durante la giornata, mirano a creare un forte impatto emotivo e a stimolare la solidarietà tra i partecipanti.
Manifestazione di massa e contestazione al governo
La giornata culminerà con una manifestazione di massa, prevista per le 20 (le 19 in Italia), davanti al quartier generale militare di Kirya. Questa manifestazione è stata organizzata dal Forum delle famiglie, che ha scelto il titolo “Una giornata per salvare vite” per sottolineare l’urgenza della situazione. I manifestanti si oppongono alla decisione del governo guidato da Benjamin Netanyahu di intensificare l’offensiva a Gaza, invece di perseguire un accordo per la liberazione dei 50 ostaggi rimasti, di cui 20 sono ritenuti ancora vivi.
Le proteste e le azioni sono state programmate in 400 località in tutto il Paese, dimostrando la vastità del malcontento tra la popolazione. I partecipanti chiedono un cambio di rotta nella politica del governo, auspicando un dialogo e una soluzione pacifica per la crisi degli ostaggi. La mobilitazione di così tante persone in diverse città evidenzia l’importanza della questione e la determinazione degli attivisti a far sentire la propria voce.