Un nuovo caso di virus chikungunya รจ emerso in Veneto, precisamente a Verona, dove un uomo di 69 anni รจ stato diagnosticato con questa malattia. La notizia รจ stata confermata dalla Regione, attraverso il reparto di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedale Universitร di Padova, che funge da laboratorio di riferimento per i patogeni virali trasmessi da vettori, sia a livello regionale che europeo.
Lโuomo ha manifestato i primi sintomi, tra cui febbre, rash cutaneo e dolori articolari, a partire dall’8 agosto. La sua condizione รจ stata segnalata al Pronto Soccorso di Verona, dove sono stati avviati gli accertamenti necessari. Attualmente, sono in corso ulteriori analisi di laboratorio per determinare se ci sia un nesso con i due casi precedenti giร documentati nella stessa area.
Indagini epidemiologiche in corso
Il Servizio di Igiene e Sanitร Pubblica dell’azienda Ulss 9 ha avviato un’indagine epidemiologica per identificare i luoghi di possibile esposizione alla zanzara infetta. Gli esperti hanno individuato un’area al confine tra i comuni di Negrar di Valpolicella e Verona, dove sono state eseguite operazioni di disinfestazione straordinaria subito dopo la segnalazione del caso. Le operazioni di disinfestazione continuano nell’area di residenza dell’ultimo paziente colpito.
Test sierologici per monitorare la situazione
Nell’ambito dell’indagine epidemiologica, sono stati condotti test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici contro il virus chikungunya. Questi test sono fondamentali per ricostruire la possibile presenza di infezioni nell’area, soprattutto tra i soggetti che hanno manifestato sintomi compatibili con la malattia. L’obiettivo รจ monitorare la diffusione del virus e prevenire ulteriori contagi, garantendo la salute pubblica nella regione.
Il caso attuale rappresenta un importante campanello d’allarme, evidenziando la necessitร di vigilanza e interventi tempestivi per affrontare le malattie trasmesse da vettori, come il virus chikungunya, in un contesto in cui il cambiamento climatico e la mobilitร umana possono favorire la diffusione di queste patologie.