L’analisi della situazione digitale in Europa mette in luce una preoccupante dipendenza dall’industria tecnologica statunitense. Secondo recenti studi, circa il 70% dei ricavi legati al cloud nel continente europeo è generato da grandi aziende americane. Questo dato, che si riferisce a risorse applicative e infrastrutturali disponibili su internet, evidenzia una situazione che potrebbe aggravarsi ulteriormente se si considerano anche i ricavi derivanti da software e piattaforme.
La tecnologia americana nel quotidiano europeo
L’impatto delle aziende statunitensi come Microsoft, Google, Amazon e Meta è palpabile nella vita quotidiana degli europei. Tecnologie fondamentali, dai sistemi operativi ai servizi di posta elettronica, fino ai sistemi di videoconferenza e ai database pubblici, sono sotto il controllo di queste multinazionali. La stabilità dei rapporti politici tra Europa e Stati Uniti finora ha garantito il funzionamento di questi servizi, ma le incertezze geopolitiche pongono interrogativi sul futuro.
Le conseguenze di una crisi digitale
Un eventuale cambiamento di strategia da parte di un presidente americano potrebbe avere ripercussioni significative. Esperti avvertono che la limitazione o l’interruzione dei servizi digitali verso l’Europa potrebbe paralizzare interi settori, come la sanità, l’istruzione e la difesa. Non si tratta solamente di questioni tecniche, ma di problematiche giuridiche e strategiche che potrebbero compromettere la sicurezza e la privacy dei cittadini europei.
Le implicazioni legali e il Cloud Act
Il Cloud Act, una normativa statunitense, consente al governo americano di richiedere informazioni sensibili detenute da aziende americane, anche se i dati sono archiviati fisicamente in Europa. Questa legislazione solleva seri interrogativi sulla privacy dei cittadini europei e sulla sovranità nazionale, mettendo a rischio non solo le informazioni personali, ma anche la sicurezza delle imprese.
Un nuovo patto per l’Europa digitale
In risposta a questa situazione, l’Università Milano-Bicocca, in collaborazione con Red Open, ha lanciato un’iniziativa per promuovere un ecosistema digitale europeo. L’intento è quello di sviluppare infrastrutture, software e competenze locali, diversificando i fornitori e rafforzando la cybersicurezza. L’obiettivo è proteggere i dati europei da influenze esterne, non con l’intento di isolarsi, ma piuttosto di garantire un maggiore controllo sulle tecnologie utilizzate.
Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune e presidente dell’associazione Bandiera Bianca, sottolinea l’importanza di questo patto, definendolo un passo fondamentale per riprendere il controllo del futuro digitale europeo. La metafora utilizzata da Tiso, che paragona la dipendenza digitale a una casa con la porta blindata ma con le chiavi in mano a qualcun altro, riassume efficacemente la necessità di un cambiamento di rotta.