Il presidente degli Stati Uniti rilancia l’ipotesi di un vertice per chiudere la guerra, ma senza impegno diretto di terra: l’Europa preme, ma le scelte restano aperte.
Donald Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non manderanno soldati sul terreno in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza che si stanno delineando per arrivare a un accordo tra Kiev e Mosca. «Ve lo assicuro. E sono il presidente», ha dichiarato nell’intervista concessa ieri a Fox News, rispondendo a una domanda sulle eventuali forme di intervento americano nella guerra. Trump ha parlato di un possibile ruolo di coordinamento, lasciando però uno spiraglio a un supporto aereo, senza scendere nei dettagli. Il termine, come sottolineano vari analisti, può riferirsi tanto a un aumento delle forniture di difesa quanto a un coinvolgimento più diretto, come l’istituzione di una no-fly zone. La portavoce Karoline Leavitt ha confermato che si tratta di un’opzione concreta.
Vertice in preparazione e mediazioni in corso
Trump spinge per un incontro diretto tra Putin e Zelensky, con l’ipotesi di un trilaterale in fase di valutazione. Secondo fonti vicine all’ex presidente, i lavori diplomatici sono già in corso per definire luogo e modalità del bilaterale, seguito da un possibile tavolo a tre. Zelensky, in conferenza stampa lunedì davanti alla Casa Bianca, ha confermato la sua disponibilità a confrontarsi «in qualsiasi formato». La risposta di Putin, secondo le indiscrezioni raccolte da Politico, sarebbe orientata verso un primo incontro a due, per poi eventualmente allargare il tavolo.

L’Ungheria è tra le sedi considerate più probabili dalla Casa Bianca per ospitare il vertice. Il premier Viktor Orbán mantiene da tempo un rapporto diretto con Trump e avrebbe già dato la disponibilità logistica. Ma proprio Budapest è vista con sospetto da Kiev: nel 1994 fu il luogo della firma del Memorandum in cui Russia, Usa e Regno Unito garantivano il rispetto dei confini ucraini in cambio della rinuncia all’arsenale nucleare. Una promessa rimasta carta straccia dopo l’invasione del 2022.
Nel frattempo il presidente francese Macron ha proposto Ginevra, un’opzione che ha trovato sponda anche nel ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Il nodo resta però quello dell’immunità per Putin, su cui la Svizzera sta riflettendo, dato il mandato di cattura della Corte penale internazionale. Altre opzioni in campo: Vienna, Istanbul, Arabia Saudita, Emirati. Scartata da Zelensky la proposta di un incontro a Mosca, che viene letta come una provocazione del Cremlino.
L’Europa insiste: garanzie forti e supporto militare
Mentre Washington discute sul ruolo da assumere, i Paesi europei premono per un impegno più deciso a favore dell’Ucraina. Emmanuel Macron e il neo premier britannico Kier Starmer hanno ribadito pubblicamente la disponibilità a inviare un contingente militare, mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz si è detto aperto a valutarne la fattibilità. Posizione diversa quella dell’Italia: Giorgia Meloni ha espresso la sua contrarietà a un coinvolgimento diretto, pur sostenendo la linea di appoggio all’Ucraina e la necessità di restare allineati con gli Stati Uniti.
La linea comune emersa durante l’ultima riunione della “Coalizione dei volenterosi”, composta da circa trenta Paesi, è che qualsiasi iniziativa debba prevedere garanzie di sicurezza solide per Kiev. In questa direzione si muovono anche Australia e altri alleati, con l’obiettivo di estendere il fronte di supporto internazionale. Resta il dubbio su quale sarà la risposta definitiva di Putin, che fino ad oggi ha sempre rigettato qualsiasi presenza armata europea sul territorio ucraino.
La strategia delineata da Trump, che punta a riportare i leader al tavolo e a evitare uno scontro diretto, si inserisce in un quadro geopolitico ancora instabile. Nessuna conferma ufficiale dal Cremlino, ma l’inviato Steve Witkoff — scelto personalmente da Trump — starebbe lavorando a una proposta concreta. Il presidente, nel frattempo, ha rinunciato alle vacanze nel suo resort in New Jersey, per concentrarsi sulla questione. Lo ha detto lui stesso a Fox: «Se riesco ad andare in paradiso, una delle ragioni sarà questa».