Il fermo della pesca in atto nel Mediterraneo sta creando tensioni tra i pescatori italiani e i colleghi tunisini. A Mazara del Vallo, in Sicilia, i pescatori sono costretti a mantenere le loro barche in porto, mentre i concorrenti nordafricani continuano a operare senza restrizioni. Questo paradosso si verifica nonostante l’Unione Europea abbia imposto un fermo biologico sulla pesca dei gamberi rossi, una delle specie più pregiate della zona, dal 7 agosto fino al 5 settembre 2025.
Reazioni degli armatori siciliani
La situazione ha suscitato una forte reazione tra gli armatori siciliani, che vedono le loro opportunità di guadagno svanire mentre i pescherecci tunisini approfittano della situazione. Le reti dei pescatori italiani, infatti, rimangono vuote, mentre i tunisini riempiono le loro con gamberi rossi, venduti poi anche nei mercati italiani. Le sanzioni per chi non rispetta il fermo biologico possono variare da mille a seimila euro, ma ciò non sembra fermare la concorrenza sleale che i pescatori siciliani si trovano a fronteggiare.
Malcontento tra le comunità locali
La rabbia degli armatori è palpabile. Con oltre 4.000 pescatori attivi nel comune trapanese, il malcontento si diffonde tra le famiglie e le comunità locali, già provate da anni di difficoltà economiche. La beffa è accentuata dalla consapevolezza che i consumatori italiani, ignari della provenienza dei prodotti, continuano ad acquistare gamberi importati, contribuendo così a un circolo vizioso che danneggia l’economia locale.
Richiesta di intervento delle autorità
In questo contesto, la richiesta di un intervento da parte delle autorità è diventata sempre più urgente. I pescatori di Mazara del Vallo chiedono misure più severe contro la pesca illegale e un monitoraggio più efficace delle acque del Mediterraneo. La speranza è che le istituzioni possano garantire una maggiore equità nel settore della pesca, proteggendo così il lavoro e la tradizione di una comunità che vive di mare e di pesca.