Danni da latte crudo: un bambino al mese colpito, necessaria l’analisi

Veronica Robinson

Agosto 23, 2025

Sono circa ottanta i casi di sindrome emolitico-uremica (Seu) registrati annualmente in Italia tra i bambini, con un’incidenza del 15% attribuita a infezioni provocate dal consumo di latte crudo e dei suoi derivati. Questo dato emerge in un contesto di crescente preoccupazione, soprattutto dopo il grave stato di salute di un bambino di un anno a Padova, attualmente ricoverato.

Appello per test specifici

Paolo Chiandotto, presidente dell’associazione Progetto Alice, che si occupa della lotta contro la Seu, ha lanciato un appello per l’implementazione urgente di test specifici in tutte le regioni italiane. Questi test sono fondamentali per raccogliere dati completi sulla diffusione della malattia e per avviare una campagna informativa adeguata. Chiandotto sottolinea l’importanza di una nuova etichettatura per i formaggi prodotti con latte crudo, per garantire la sicurezza dei consumatori.

Analisi regionali e obiettivi

Attualmente, solo alcune regioni, tra cui Lombardia, Val D’Aosta, Puglia, Trentino-Alto-Adige e basso Piemonte, effettuano analisi per identificare il rischio di Seu. Liguria ed Emilia-Romagna sono in fase di attivazione di tali controlli. L’obiettivo di queste misure è non solo quello di diagnosticare le patologie conclamate, ma anche di individuare i soggetti a rischio, in particolare chi presenta sintomi di gastroenterite acuta con diarrea emorragica, che potrebbe evolvere in insufficienza renale acuta e potenziali danni neurologici, talvolta richiedendo il ricovero in terapia intensiva.

Categorie vulnerabili e intervento precoce

Le categorie più vulnerabili includono neonati, adolescenti, donne in gravidanza e individui immunodepressi. Chiandotto evidenzia che un intervento precoce è cruciale per prevenire lo sviluppo della malattia, che può anche derivare da carne poco cotta, hamburger e verdure contaminate.

Necessità di etichettatura chiara

Oltre alla richiesta di test, Chiandotto sottolinea la necessità di un’etichettatura chiara per i formaggi. In caso di impossibilità da parte dei produttori di dimostrare l’assenza di Escherichia coli, l’etichetta dovrebbe avvertire i consumatori sui potenziali rischi per la salute. Questa proposta è in linea con le recenti linee guida pubblicate per il monitoraggio di Escherichia coli produttori di Shiga-tossine (Stec) nel latte non pastorizzato, che Chiandotto giudica “utili e complete”.

Collaborazione con il Ministero della Salute

Infine, il presidente di Progetto Alice auspica una collaborazione con il Ministero della Salute per avviare una campagna informativa sul latte crudo, ritenuta indispensabile per la tutela della salute pubblica.

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