I familiari degli ostaggi, in un momento di grande angoscia, hanno lanciato un appello accorato: “I nostri cari moriranno”. La situazione nella Striscia di Gaza si fa sempre più drammatica, con l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che chiede a Israele di consentire la distribuzione di aiuti umanitari, sottolineando che i magazzini sono pieni. Nel frattempo, le autorità israeliane hanno negato il rientro a Gaza di due medici stranieri, che avevano rilasciato interviste critiche nei confronti delle operazioni militari israeliane.
Il punto: continua il bilancio tragico degli scontri
La situazione nella Striscia di Gaza rimane critica, con l’ultimo bilancio che registra oltre 70 morti, tra cui 9 bambini, a seguito di raid aerei israeliani. I bombardamenti hanno colpito anche le tende degli sfollati, mentre i palestinesi cercano disperatamente cibo per sfuggire alla fame. Le tensioni aumentano anche in Israele, dove i cittadini esprimono il loro malcontento nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu. Un gruppo di attivisti ha protestato contro il ministro dell’ultradestra Itamar Ben Gvir, accusandolo di vergogna per la gestione della crisi.
Le parole del ministro della Difesa, Bezalel Smotrich, hanno ulteriormente inasprito il clima, affermando che chi non evacua Gaza City “può morire di fame o arrendersi”. In risposta, l’ex ministro Benny Gantz ha proposto un governo di emergenza per il rilascio degli ostaggi, ma la sua iniziativa è stata respinta da Liberman e Ben Gvir, che si oppongono a qualsiasi accordo con Hamas.
Il dibattito politico si infiamma ulteriormente dopo le dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump, che ha messo in dubbio il numero degli ostaggi in mano a Hamas. Le famiglie delle vittime hanno risposto, affermando che vi sono 50 ostaggi, ognuno dei quali è per loro un mondo intero. Gal Hirsh, coordinatore per gli ostaggi di Netanyahu, ha tentato di rassicurare le famiglie, confermando che 20 ostaggi sono vivi, ma la situazione rimane critica.
Migliaia di manifestanti a Tel Aviv per gli ostaggi
Il 23 agosto 2025, migliaia di persone hanno preso parte a una manifestazione a Tel Aviv, nella Piazza degli Ostaggi, per chiedere un accordo che garantisca la liberazione degli israeliani ancora trattenuti a Gaza. I manifestanti, tra cui le famiglie degli ostaggi, hanno avvertito che l’intensificazione della campagna militare israeliana mette a rischio la vita dei loro cari. Liran Berman, il cui fratello è stato rapito, ha sottolineato che l’intensificazione dei combattimenti aumenta il rischio per gli ostaggi e che questa potrebbe essere l’ultima occasione per salvare vite.
Roni Adar, il cui fratello è stato ucciso, ha espresso la sua frustrazione per l’attesa di quasi 690 giorni prima di poter seppellire il suo familiare. La manifestazione ha visto anche la presenza di attivisti che hanno chiesto una fine immediata della guerra e una soluzione per la crisi umanitaria.
Israele intensifica le operazioni militari a Gaza City
Le operazioni militari israeliane continuano senza sosta, con i carri armati che avanzano nel quartiere Sabra di Gaza City. Il bilancio dei morti nella Striscia è drammatico, con oltre 50 vittime dall’inizio della giornata, inclusi sei bambini uccisi in un attacco dell’artiglieria israeliana. Le fonti mediche segnalano che circa 300.000 minori nella Striscia soffrono di malnutrizione. Philippe Lazzarini, capo dell’Unrwa, ha esortato il governo israeliano a riconoscere la carestia che ha colpito Gaza, affermando che ogni ora è cruciale.
In un contesto di crescente tensione, Hamas ha lanciato un appello per un “pellegrinaggio di massa” alla moschea Al Aqsa a Gerusalemme, invitando a intensificare gli sforzi per contrastare l’espansione degli insediamenti israeliani. Questo appello potrebbe innescare nuovi scontri violenti nella città santa.
Israele nega il rientro a due medici stranieri
Israele ha impedito l’ingresso a Gaza di due medici, Mimi Syed e Catherine Le Scolin-Quere, provenienti rispettivamente da Stati Uniti e Francia. Le dottoresse avrebbero dovuto tornare per svolgere attività di volontariato negli ospedali, ma la decisione è stata presa all’ultimo minuto. Syed ha dichiarato che le sue interviste critiche nei media israeliani e internazionali dopo il suo ultimo soggiorno a Gaza potrebbero aver influenzato questa decisione.
La situazione in Gaza continua a deteriorarsi, con l’esercito israeliano che mantiene una presenza costante e le famiglie degli ostaggi che chiedono disperatamente una soluzione.