Un nuovo farmaco a base di una piccola molecola, il risdiplam, ha dimostrato risultati promettenti nel trattamento dell’atrofia muscolare spinale (SMA) presintomatica nei neonati. Questo trattamento innovativo, che agisce sul trascritto di un gene fondamentale per la funzione motoria, è stato oggetto di un trial clinico di fase II condotto dai ricercatori della Johns Hopkins University a Baltimora. I risultati, pubblicati in un editoriale sul New England Journal of Medicine, evidenziano come quasi tutti i piccoli pazienti trattati abbiano raggiunto importanti traguardi nello sviluppo motorio, come la capacità di stare seduti.
La sma e la sua incidenza
La SMA è una malattia neuromuscolare genetica che provoca la degenerazione dei motoneuroni spinali e del tronco encefalico. Essa colpisce principalmente i muscoli scheletrici degli arti, i muscoli respiratori e quelli faringei, con un’incidenza stimata di un caso ogni 10.000 nati. Senza un intervento terapeutico, il 60% dei pazienti presenta la forma di tipo 1 della malattia, che si manifesta con debolezza già nei primi giorni o settimane di vita, ostacolando il raggiungimento delle tappe motorie fondamentali e portando a un’aspettativa di vita ridotta a meno di due anni. La causa principale della SMA è la perdita di funzione del gene SMN1, con una conseguente riduzione della produzione della proteina SMN. Sebbene il gene SMN2 sia presente in diverse copie, non riesce a compensare completamente la mancanza di SMN1. Il risdiplam, attraverso l’aumento dei trascritti di SMN2, contrasta la morte dei motoneuroni.
Meccanismo d’azione e somministrazione
Il risdiplam si distingue per la sua capacità di penetrare efficacemente nei tessuti, incluso il cervello, grazie alle sue piccole dimensioni. È uno dei tre trattamenti approvati per stimolare la produzione di SMN nella SMA. Nel corso dello studio, sono stati coinvolti otto neonati con due copie e diciotto neonati con tre o più copie di SMN2, per monitorare l’efficacia del farmaco somministrato quotidianamente in fase presintomatica. A 12 mesi dall’inizio del trattamento, il 96% dei neonati ha mostrato la capacità di rimanere seduto senza sostegno per almeno cinque secondi, mentre l’81% è riuscito a mantenere questa posizione per 30 secondi. A 24 mesi, tra i 23 bambini ancora partecipanti allo studio, l’81% ha raggiunto l’autonomia nella deambulazione. Durante il periodo di osservazione, solo sei dei 26 bambini hanno presentato segni clinici di SMA, di cui tre hanno interrotto la partecipazione allo studio per decisione dei caregiver.
Rilevanza del trattamento precoce
La somministrazione di tutti e tre i farmaci disponibili risulta significativamente più efficace se avviata prima della manifestazione dei sintomi. Questo ha portato diversi paesi a implementare programmi di screening neonatale per la SMA, con l’obiettivo di facilitare un intervento tempestivo e migliorare le prospettive di vita dei bambini colpiti. La ricerca continua a progredire, con l’aspettativa che ulteriori studi possano consolidare questi risultati e aprire nuove strade nella lotta contro questa malattia devastante.