Uno studio pubblicato nel 2025 rivela che l’intelligenza artificiale è in grado di identificare alterazioni della voce legate a lesioni e tumori della laringe. Si apre così la prospettiva di una diagnosi rapida, meno invasiva e potenzialmente utile per milioni di pazienti nel mondo.
Comprendere le sfumature della voce umana significa cogliere non solo emozioni e inflessioni personali, ma anche segnali biologici nascosti. Una ricerca pubblicata ad agosto 2025 su Frontiers in Digital Health ha dimostrato che l’intelligenza artificiale può riconoscere, in pochi secondi, segni precoci di alterazioni laringee, comprese forme iniziali di tumore. Lo studio, condotto dal team guidato da Philip Jenkins della Oregon Health & Science University, apre un campo innovativo nella diagnostica oncologica, riducendo la dipendenza da procedure invasive come l’endoscopia o la biopsia.
Come l’intelligenza artificiale analizza la voce e individua anomalie laringee
Il gruppo di ricerca ha raccolto 12.500 registrazioni vocali provenienti da 306 individui statunitensi, tra cui pazienti già affetti da tumore alla laringe, persone con lesioni benigne delle corde vocali e altri con disturbi come la disfonia spasmodica o la paralisi unilaterale delle corde vocali. Le analisi si sono concentrate su parametri acustici chiave: la frequenza fondamentale (pitch), il jitter, cioè la variabilità dell’intonazione, lo shimmer, ovvero l’oscillazione dell’intensità sonora, e il rapporto armonico-rumore (HNR), indice dell’equilibrio tra suono puro e rumore.

Proprio l’HNR si è rivelato il marcatore centrale per distinguere i soggetti sani da quelli con lesioni o neoplasie. In presenza di tumore, il rapporto mostra alterazioni precise che l’algoritmo dell’IA è riuscito a isolare con notevole precisione, soprattutto negli uomini. Secondo Jenkins, questo approccio promette di anticipare la diagnosi rispetto alla tradizionale valutazione clinica, che spesso tarda perché i sintomi iniziali sono vaghi: raucedine persistente, dolore alla gola, disfagia. Non è raro che un tumore in fase iniziale venga scambiato per una semplice paralisi delle corde vocali, con ritardi anche di anni.
Per ora i risultati si sono mostrati più solidi nei soggetti maschili, mentre nelle donne il campione ridotto non ha consentito una conferma statistica robusta. Ciò spiega perché il gruppo intenda estendere la ricerca su dataset più ampi, diversificati per genere, età e condizioni demografiche, così da validare definitivamente l’approccio come biomarcatore vocale per il rischio oncologico.
Impatti clinici, benefici per i pazienti e i prossimi sviluppi della ricerca
Secondo i dati aggiornati del Global Cancer Observatory, il tumore della laringe colpisce ogni anno oltre 1,2 milioni di persone nel mondo, con circa 100 mila decessi annui, rendendolo la ventesima neoplasia più comune. In Italia, i casi diagnosticati nel 2024 sono stati quasi 3.700, con un’incidenza maggiore negli uomini sopra i 55 anni. I principali fattori di rischio restano fumo, abuso di alcol e infezioni da Hpv oncogeni.
Oggi, la diagnosi richiede ancora esami invasivi come le biopsie, con impatto significativo sui pazienti e sui costi dei sistemi sanitari nazionali. L’uso della voce come biomarcatore, invece, potrebbe aprire la strada a screening di massa non invasivi, poco costosi e facilmente applicabili anche tramite applicazioni digitali o dispositivi medici portatili. Una simile innovazione avrebbe effetti decisivi nella diagnosi precoce, quando le possibilità di cura sono più elevate.
La ricerca rientra nell’iniziativa Bridge2AI-Voice, finanziata dai National Institutes of Healthstatunitensi, che punta a sfruttare l’intelligenza artificiale per applicazioni biomediche di nuova generazione. Il progetto prevede nei prossimi due anni la raccolta di milioni di campioni vocali a livello internazionale, così da costruire una banca dati diversificata e affidabile.
Nel 2025 diverse startup medtech europee e statunitensi hanno già iniziato a collaborare con ospedali universitari per sviluppare software sperimentali di analisi vocale. In Italia l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha annunciato uno studio pilota per valutare l’efficacia di questi algoritmi su pazienti con disfonie croniche. L’obiettivo è verificare se tali strumenti possano integrare i controlli clinici di routine, riducendo tempi di diagnosi e accelerando i percorsi terapeutici.
Gli esperti sottolineano che serviranno ulteriori verifiche prima che la tecnologia diventi parte della diagnostica standard. Eppure la direzione è tracciata: in un futuro prossimo, la voce potrebbe trasformarsi in un biomarcatore essenziale per la prevenzione oncologica, aggiungendo un tassello cruciale nella lotta ai tumori testa-collo.