Numerose donne hanno iniziato a segnalare la presenza di proprie immagini su internet, pubblicate su siti a contenuto sessista senza il loro consenso. A coordinare queste segnalazioni è l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, che ha avviato una class action in seguito allo scandalo delle foto “rubate”. Questo fenomeno ha coinvolto non solo donne comuni, ma anche figure pubbliche come politici, attrici e influencer, le cui immagini sono comparse sulla piattaforma “Phica.eu”.
Le segnalazioni e l’iniziativa legale
Nell’ultima settimana, Bernardini de Pace, affiancata da un team di dodici avvocati, ha ricevuto un numero significativo di segnalazioni, stimato in qualche centinaio. Le vittime, in gran parte, hanno contattato lo studio legale attraverso associazioni che si occupano di diritti delle donne. L’obiettivo di questo gruppo di legali è quello di avviare azioni legali sia penali che civili contro le piattaforme coinvolte nella diffusione di queste immagini. Le richieste di risarcimento sono in fase di preparazione, con l’intento di ottenere giustizia per le donne colpite.
Bernardini de Pace ha espresso la sua determinazione, affermando che l’intento è quello di “violentare” la giurisprudenza, in un parallelo con le violenze subite dalle donne coinvolte, che hanno affrontato una sorta di “stupro di gruppo” per l’esposizione non consensuale delle loro immagini. L’avvocata ha sottolineato l’importanza di unire le forze, suggerendo che se riusciranno a raccogliere mille denunce, i giudici potrebbero iniziare a prestare maggiore attenzione a questo fenomeno in crescita.
Il contesto dello scandalo
Questo scandalo ha messo in luce una problematica sempre più rilevante nel mondo digitale: la diffusione non autorizzata di immagini intime. La piattaforma “Phica.eu” è stata al centro delle polemiche, con molte donne che si sono trovate a dover affrontare la violazione della loro privacy e dignità . L’azione legale intrapresa da Bernardini de Pace rappresenta non solo una risposta a questa violazione, ma anche un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su un tema di grande attualità .
La questione della class action si inserisce in un dibattito più ampio riguardante i diritti delle donne e la necessità di proteggere la loro immagine e reputazione nel contesto digitale. Le azioni legali in corso potrebbero rappresentare un precedente importante per il futuro, incoraggiando altre donne a farsi avanti e a denunciare abusi simili. La speranza è che, attraverso questa mobilitazione, si possa creare un cambiamento significativo nella legislazione riguardante la privacy e il rispetto della dignità femminile.