Roma, il mistero di Leila Khelil: l’avvocata americana trovata senza vita aveva una relazione con un giovane italiano

Veronica Robinson

Settembre 4, 2025

Il caso della morte di Leila Yuki Khelil, avvocata americana di 39 anni, continua a suscitare interrogativi irrisolti. La donna è stata trovata priva di vita nel pomeriggio del 15 luglio 2025, all’interno di un appartamento condiviso situato in via Guattani, nei pressi di Villa Torlonia a Roma. A dare l’allerta è stata una coinquilina, tornata a casa dopo il weekend. Leila era in abbigliamento curato, con trucco impeccabile e unghie ben curate, indizi che lasciano supporre che avesse un appuntamento in programma. Dalle comunicazioni su Teams, recuperate dagli investigatori, emerge che l’avvocata stava frequentando un ragazzo italiano conosciuto di recente. Questa relazione potrebbe rivelarsi cruciale per le indagini condotte dalla Procura, che ha aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti. Accanto al letto, gli inquirenti hanno rinvenuto una confezione di Tachipirina, un elemento che, in attesa dei risultati tossicologici, potrebbe essere significativo per comprendere le cause del decesso.

Le condizioni del ritrovamento e la scoperta del corpo

Il corpo di Leila è stato scoperto in uno stato avanzato di decomposizione, suggerendo che la morte fosse avvenuta almeno due giorni prima del ritrovamento. Il medico legale Aniello Maiese, presente sul luogo insieme alla polizia scientifica, ha osservato che le macchie scure riscontrate sull’addome non erano indicative di percosse, ma piuttosto di normali processi post mortem. Questa valutazione ha ridimensionato le iniziali ipotesi di una morte violenta avanzate dal personale sanitario intervenuto per i soccorsi. Tuttavia, gli investigatori mantengono aperta ogni possibilità: il fascicolo per omicidio contro ignoti rimane attivo, permettendo di effettuare ogni accertamento tecnico e giuridico necessario. Il fatto che l’appartamento fosse chiuso a chiave dall’interno, senza segni di effrazione, aggiunge ulteriore complessità al caso.

Il significato della Tachipirina trovata sul comodino

Durante il sopralluogo, accanto al letto è stata rinvenuta una confezione di Tachipirina. Non è chiaro se il farmaco fosse stato assunto da Leila nei giorni precedenti o se fosse semplicemente riposto tra i suoi effetti personali. L’avvocato Francesco Zofrea, legale dei genitori della vittima, sottolinea l’importanza di ogni dettaglio per comprendere le circostanze della morte. L’esame tossicologico dovrà chiarire se la sostanza rinvenuta sia direttamente collegata al decesso. Secondo fonti investigative, si considera anche la possibilità che Leila possa aver assunto inconsapevolmente o sotto costrizione altre sostanze nocive. In attesa di riscontri scientifici, la presenza del medicinale rimane un elemento irrisolto in un quadro già complesso.

Le nuove piste investigative

Gli inquirenti stanno esaminando con attenzione i messaggi scambiati da Leila con una delle coinquiline, che nel frattempo si è trasferita negli Stati Uniti. Dalle conversazioni emerge che la 39enne aveva avviato una relazione con un ragazzo italiano, un legame recente che sembrava promettente. La Procura considera questa relazione una pista significativa e sta cercando di ricostruire la rete di conoscenze e incontri avuti da Leila nei giorni precedenti la morte. Le indagini si concentrano anche sul telefono cellulare e sui documenti personali: secondo il legale della famiglia, manca un documento d’identità, una circostanza che al momento non ha trovato spiegazione. La famiglia, che segue con attenzione l’andamento delle indagini, richiede che venga fatta chiarezza rapidamente.

Il nodo centrale resta di natura scientifica: la Procura ha ordinato esami tossicologici completi, i cui risultati sono attesi entro il 19 settembre 2025. Solo attraverso questi accertamenti sarà possibile stabilire se la morte sia stata causata dall’assunzione di farmaci o di altre sostanze. Gli investigatori stanno considerando ogni possibilità, inclusa l’ipotesi che l’avvocata possa aver ingerito composti pericolosi senza il suo consenso. Nel frattempo, la questione della salma rimane aperta: il corpo di Leila è ancora presso l’Istituto di medicina legale della Sapienza, nonostante il nullaosta per il trasferimento negli Stati Uniti. I genitori, Ralph e la moglie, hanno espresso pubblicamente il loro disappunto per il ritardo e chiedono di poter celebrare il funerale a Los Angeles. Le pressioni della famiglia, che ha già organizzato veglie e appelli, si uniscono alla necessità di ottenere risposte chiare su un caso che continua a sollevare interrogativi nell’opinione pubblica.

Leila a Roma per un master in fashion law

Leila Khelil era giunta a Roma tra gennaio e febbraio del 2025 per frequentare un master in fashion law presso un’università privata. Proveniente da una famiglia multiculturale, con un padre di origini tunisine e una madre giapponese, viveva a Los Angeles, dove stava costruendo la sua carriera professionale. La decisione di trasferirsi temporaneamente in Italia era stata sostenuta con orgoglio dal padre, che l’aveva incoraggiata a specializzarsi in un settore innovativo come il diritto della moda. A marzo aveva stipulato una polizza sanitaria, segno di un’organizzazione attenta e di un progetto di vita ben definito. Le compagne di appartamento la descrivono come una persona socievole e dedicata allo studio, impegnata a costruire il proprio futuro accademico e professionale. Un percorso tragicamente interrotto da una morte che resta avvolta nel mistero e che rappresenta un enigma per gli inquirenti italiani.

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