Il 15 gennaio 2025, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un importante disegno di legge delega riguardante le professioni sanitarie, un provvedimento atteso dal 4 agosto dello stesso anno. Questa legge introduce un robusto scudo penale per i medici, limitando la loro responsabilità penale ai soli casi di colpa grave, a condizione che rispettino linee guida accreditate o buone pratiche clinico-assistenziali. L’intento è quello di contrastare il fenomeno della medicina difensiva, che secondo le stime incide per circa 11 miliardi di euro all’anno, aggravando le liste d’attesa nel sistema sanitario.
Il disegno di legge prevede anche la trasformazione del corso regionale di medicina generale in una vera e propria scuola di specializzazione, nuove norme per il funzionamento degli Ordini professionali e l’istituzione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze. Inoltre, vengono previsti meccanismi premiali per la riduzione delle liste d’attesa e strategie di governance per l’intelligenza artificiale in sanità .
Il valore dello scudo penale per medici e pazienti
Il professor Foad Aodi, Presidente dell’AMSI e dell’UMEM, ha commentato la notizia definendo lo scudo penale come una “vittoria” dopo oltre 25 anni di battaglie per proteggere medici e pazienti dagli effetti negativi della medicina difensiva. Aodi ha sottolineato come l’Italia fosse uno dei pochi Paesi europei a non disporre di una legislazione chiara a tutela dei medici che seguono linee guida e buone pratiche. Con l’approvazione di questo disegno di legge, la responsabilità penale sarà limitata ai casi di colpa grave, e i giudici dovranno considerare fattori contestuali come la scarsità di risorse e la complessità delle patologie. Questo cambiamento, secondo Aodi, rappresenta un passo storico che consentirà ai professionisti di concentrarsi sui pazienti senza il timore costante di essere perseguiti.
Le conseguenze della medicina difensiva
Da oltre vent’anni, l’AMSI e le sue organizzazioni partner hanno denunciato i danni causati dalla medicina difensiva, stimati in circa 11 miliardi di euro all’anno. Aodi ha spiegato che questa somma significativa grava sui bilanci delle ASL, ostacolando il funzionamento del sistema sanitario. La paura di denunce infondate ha spinto i medici a prescrivere esami superflui e costosi per proteggersi legalmente, con conseguenze dirette sulle liste d’attesa e sull’accesso alle cure per i pazienti. Le lunghe attese per interventi urgenti e la sottrazione di risorse a chi ne ha realmente bisogno sono solo alcune delle problematiche generate da questa situazione.
Riforme attese e governance dell’intelligenza artificiale
Oltre allo scudo penale, il provvedimento approvato dal Governo prevede la creazione di una vera scuola di specializzazione per la medicina generale, l’aggiornamento delle competenze per chimici, biologi e odontoiatri, e una revisione degli Ordini professionali. Aodi ha evidenziato l’importanza di queste riforme nel promuovere il ricambio generazionale, migliorare la formazione manageriale e modernizzare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La governance dell’intelligenza artificiale in sanità è un altro aspetto cruciale, volto a garantire un utilizzo etico e efficace delle nuove tecnologie.
Inclusività e partecipazione negli Ordini professionali
Aodi ha espresso il desiderio che la riforma favorisca un maggiore coinvolgimento di tutti i medici, trasformando l’Ordine dei Medici in un’istituzione inclusiva. È fondamentale aumentare l’affluenza alle elezioni, introducendo modalità di voto online per consentire a tutti i professionisti, anche a quelli lontani dalle sedi, di esercitare il proprio diritto di voto. La partecipazione attiva di tutti i medici è essenziale per una rappresentanza equa e democratica.
Le sfide future per la professione medica
Nonostante l’approvazione dello scudo penale, Aodi avverte che ci sono ulteriori priorità da affrontare. È necessario equiparare i contratti dei medici e degli altri professionisti sanitari a quelli dei colleghi europei, garantendo una valorizzazione economica adeguata. La crescente incidenza di aggressioni nei confronti degli operatori e la fuga di competenze verso l’estero richiedono azioni concrete. Solo il 30% dei medici di origine straniera lavora nel settore pubblico, una situazione inaccettabile che richiede un’accelerazione nei processi di riconoscimento dei titoli e percorsi di inserimento più equi.
L’approvazione di questa legge rappresenta un passo significativo verso un Servizio Sanitario Nazionale più giusto e inclusivo, capace di valorizzare tutte le professioni sanitarie e rispondere in modo efficace alle esigenze dei cittadini.