Il corteo tenutosi il 2 marzo 2025 a Milano, in supporto del centro sociale Leoncavallo, ha visto il riemergere di episodi di violenza e scontri con le forze dell’ordine. Durante l’evento, i manifestanti hanno proferito insulti gravi e inaccettabili nei confronti del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Felice Romano, Segretario Generale del SIULP, il principale sindacato del settore sicurezza, ha espresso il suo dissenso riguardo a tali comportamenti, affermando che nessuna giustificazione, nemmeno la più nobile, può legittimare l’illegalità in una democrazia.
Il ruolo della polizia e la minaccia alla democrazia
Romano ha sottolineato che l’unione di illegalità e violenza rappresenta una grave minaccia allo stato di diritto e a chi lo rappresenta. Ha elogiato la gestione della manifestazione da parte della Questura di Milano, evidenziando la professionalità e l’equilibrio dimostrati dalle forze di polizia, che sono state oggetto di aggressioni vigliacche e di attacchi con oggetti pericolosi.
Riflessioni sulla violenza e sui diritti
Nel suo comunicato, Romano ha invitato a una riflessione profonda su quanto accaduto, sottolineando che la rivendicazione di diritti non deve mai essere accompagnata da pratiche violente e non rispettose delle leggi. Ha affermato che le immagini della manifestazione di ieri mostrano chiaramente la matrice violenta di alcuni ambienti, che non hanno nulla a che vedere con il dissenso, ma cercano solo opportunità politiche per giustificare la violenza.
Solidarietà e avvertimenti
Inoltre, Romano ha rinnovato la sua solidarietà nei confronti del Ministro Piantedosi, condannando le ingiurie personali che ha subito e riconoscendo il suo ruolo istituzionale. Ha ribadito l’importanza di garantire spazi per la crescita culturale, ma ha messo in guardia contro la trasformazione di tali spazi in fucine di violenza. Ha esortato tutti coloro che comprendono il significato di democrazia a condannare senza esitazione la violenza fisica e verbale a cui si è assistito durante il corteo a Milano, avvertendo che chi non condanna tali atti verrà giudicato dalla storia.