Il sindacato dei medici Cimo-Fesmed, rappresentato dal presidente Guido Quici, ha espresso preoccupazione in merito all’imminente pubblicazione dell’atto di indirizzo che darà il via alle trattative per il rinnovo del contratto dei medici e dei dirigenti sanitari del Servizio sanitario nazionale. Questo processo è atteso nelle prossime settimane e Quici ha sottolineato l’importanza di non fare passi indietro rispetto alle condizioni di lavoro già stabilite nell’ultimo contratto.
Incontri e trattative
Il presidente Quici ha ricordato gli incontri avvenuti con l’Aran e le Regioni nei mesi precedenti, durante i quali il sindacato ha chiarito la propria posizione. Il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) 2022-2024 dovrebbe concentrarsi esclusivamente su aspetti economici, permettendo così alle aziende di adeguarsi alle direttive stabilite dal contratto firmato l’anno scorso. Quici ha segnalato che, inizialmente, ci sono state aperture significative alla proposta, ma successivamente si è registrato un silenzio totale. La preoccupazione è che l’atto di indirizzo possa riservare sorprese indesiderate.
Difesa dei diritti
Il presidente ha affermato con fermezza che, nel caso in cui dovessero emergere tentativi di ridurre i miglioramenti normativi ottenuti nell’ultima trattativa, la Federazione Cimo-Fesmed non esiterà a difendere i diritti conquistati. Qualsiasi proposta che comporti un arretramento sarebbe vista come una provocazione e potrebbe spingere i medici a considerare l’abbandono della sanità pubblica. Quici ha evidenziato che oltre la metà dell’incremento economico previsto, già inferiore al tasso d’inflazione registrato tra il 2022 e il 2024, viene percepito dai medici come indennità di vacanza contrattuale.
Questioni economiche e professionali
Sulla questione economica, il presidente ha chiarito che i medici sono vincolati dalle regole che si applicano a tutta la pubblica amministrazione. Tuttavia, ha sottolineato come i medici non siano considerati alla pari degli altri dipendenti pubblici, i quali, secondo il ministro Zangrillo, ricevono valorizzazione professionale ed economica. I medici e i professionisti sanitari sembrano essere parte della pubblica amministrazione solo quando si tratta di rispettare contratti, atti di indirizzo e budget. Quici ha concluso il suo intervento suggerendo che, a questo punto, sarebbe opportuno escludere i medici dalla funzione pubblica.
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