Sanità: nel 2020 in Italia si registrano 70mila morti per sepsi, esperti sottolineano la necessità di diagnosi tempestive

Rosita Ponti

Settembre 12, 2025

Il 13 settembre 2025, il mondo si unisce per il World Sepsis Day, un evento annuale che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sepsi, una grave condizione medica che rappresenta una delle sfide più rilevanti per la salute pubblica globale. Secondo un rapporto di Aop Health, un’azienda specializzata in terapie per malattie rare e in terapia intensiva, la sepsi colpisce ogni anno fino a 50 milioni di persone nel mondo, provocando circa 11 milioni di morti. In Italia, il tasso di mortalità rimane preoccupante, con percentuali che variano tra il 25% e il 40%.

La situazione della sepsi in italia

Dal 2003, il numero di decessi legati alla sepsi ha mostrato un aumento significativo. Un’analisi fornita da Aop Health indica che i decessi in Italia sono passati da circa 19.000 nel 2003 a oltre 49.000 nel 2015, evidenziando un incremento dal 3% all’8% di tutti i decessi. Il Libro bianco dell’Osservatorio Nazionale sull’Antimicrobico Resistenza (Onsar) ha riportato che nel 2020, i decessi associati alla sepsi hanno raggiunto il picco di 70.000, segnando una vera e propria emergenza sanitaria.

La sepsi può derivare da infezioni batteriche, virali o fungine e presenta sintomi variabili e spesso aspecifici, rendendo difficile la diagnosi precoce. Le infezioni respiratorie, come l’influenza e il Covid-19, così come le infezioni urinarie, sono tra le principali cause di sepsi. Questa condizione non colpisce solo i pazienti ricoverati, ma può manifestarsi anche in contesti extra-ospedalieri, interessando in particolare individui con recenti interventi chirurgici, pazienti immunocompromessi, anziani e neonati.

La rilevanza della diagnosi precoce

Massimo Girardis, ordinario di Anestesia e Terapia Intensiva presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, afferma che la tempestività nella diagnosi e nell’intervento terapeutico è fondamentale per migliorare gli esiti clinici. Sintomi come febbre alta, respirazione accelerata e stati di confusione devono fungere da campanello d’allarme per medici e personale sanitario. La formazione continua del personale e la sensibilizzazione della popolazione sono essenziali per affrontare questa problematica.

Se non trattata in modo adeguato, la sepsi può evolvere in shock settico, una condizione critica che è la principale causa di morte tra i pazienti in terapia intensiva. Ricerche recenti mostrano che la mortalità associata allo shock settico può superare il 40%, con picchi che raggiungono l’80-90% nei pazienti che non rispondono ai trattamenti con vasopressori. Un’indagine condotta in Italia ha rivelato che nelle forme più gravi, il decesso può avvenire in quasi il 50% dei casi, rendendo la sepsi una questione di priorità non solo clinica, ma anche di salute pubblica.

Interventi strategici e approccio multidisciplinare

Girardis sottolinea che un approccio mirato, che includa una tempestività terapeutica e la gestione delle problematiche cardiache, può migliorare significativamente l’esito per i pazienti critici. È cruciale un intervento coordinato da un’équipe multidisciplinare, composta da medici, infermieri e farmacisti, per implementare protocolli integrati in tempi rapidi. Roberta Termini, direttore medico di Aop Health Italia, evidenzia l’importanza di un modello di trattamento che integri terapie e percorsi assistenziali ben strutturati, dal triage rapido al follow-up.

La chiave per una gestione efficace della sepsi risiede nella tempestività, sia nella diagnosi che nell’inizio delle terapie antibiotiche e fluidiche. La personalizzazione del trattamento in base alle condizioni cliniche del paziente è fondamentale. Adriano Peris, responsabile scientifico dell’associazione T.I. Do Aiuto, mette in evidenza l’importanza di supportare i pazienti e i loro familiari durante il percorso di cura in terapia intensiva, collaborando con Aop Health per promuovere la campagna di sensibilizzazione “Intensivamente”.

La sepsi continua a rappresentare una sfida significativa per i sistemi sanitari, e la sua gestione richiede un impegno costante da parte di tutti gli attori coinvolti nella cura dei pazienti.

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