Scoperto il “motore” del bradisismo ai Campi Flegrei, a 2,7-4 km di profondità

Rosita Ponti

Settembre 12, 2025

Nei Campi Flegrei, a profondità comprese tra i 2,7 e i 4 chilometri, si trova il “motore” del fenomeno del bradisismo. Questo processo, che ha portato a un innalzamento del suolo e a crisi periodiche dall’anno 2005, è alimentato da un acquifero intermedio. Le recenti ricerche condotte da un team di esperti dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (CNR-IGG), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e della società Steam Srl, specializzata in tecnologie energetiche geotermiche, hanno fornito nuove informazioni sui meccanismi che stanno alla base di questo fenomeno.

Origine del bradisismo

Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Solid Earth ha esaminato i fluidi fumarolici presenti nella Solfatara, considerati indicatori chiave dei processi che avvengono nel sottosuolo. Gli scienziati hanno analizzato dati raccolti negli ultimi 40 anni, misurando temperatura e pressione di tre acquiferi nel sottosuolo flegreo. Le loro scoperte indicano che il bradisismo è il risultato di una pressurizzazione graduale dell’acquifero intermedio, piuttosto che di un’attività magmatica diretta. Questa distinzione è cruciale per valutare il rischio di eruzioni vulcaniche. Secondo Claudia Principe, ex dirigente di ricerca del CNR-IGG e attualmente associata all’INGV, “finché l’acquifero intermedio rimarrà pressurizzato, ci si può aspettare esplosioni idrotermali piuttosto che eruzioni vulcaniche”.

Rischi legati alle esplosioni idrotermali

Le esplosioni idrotermali rappresentano un rischio significativo. Claudia Principe ha spiegato che tali eventi potrebbero causare “colate di fango bollente e detriti” che si riverserebbero rapidamente fuori dall’area sorgente, seguendo i bassi morfologici fino alla costa, come accaduto in passato nella Solfatara. Gli esperti avvertono che le esplosioni idrotermali sono difficili da prevedere, poiché in molti casi non ci sono segnali precursori chiari o questi sono troppo ravvicinati all’evento stesso. La permanenza della pressione nell’acquifero rende il rischio di tali esplosioni sempre presente.

Strategie di gestione del rischio

Lo studio non si limita a identificare il problema, ma propone anche soluzioni pratiche per affrontare il rischio. I ricercatori suggeriscono di monitorare costantemente temperatura e pressione dell’acquifero intermedio attraverso l’uso di geotermometri e geobarometri a gas. Tra le proposte più innovative, Luigi Marini, uno degli autori dello studio, ha avanzato l’idea di perforare pozzi geotermici. Questa operazione non solo potrebbe generare energia pulita e recuperare risorse preziose come il litio, ma contribuirebbe anche a ridurre la pressione nell’acquifero. Così facendo, si potrebbe controllare il bradisismo e mitigare il rischio di esplosioni idrotermali, trasformando una potenziale minaccia in un’opportunità. Le potenzialità geotermiche dei Campi Flegrei, del resto, sono state evidenziate già negli anni Settanta e Ottanta, rendendo il territorio un punto di riferimento per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

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