Immigrazione nel Regno Unito: proteste, la nuova posizione di Starmer e il nome Muhammad tra i più scelti per i neonati

Rosita Ponti

Settembre 14, 2025

La questione dell’immigrazione nel Regno Unito continua a sollevare polemiche e divisioni. Da anni, il clima di tensione si manifesta attraverso manifestazioni e slogan che esprimono sentimenti anti-immigrazione. Frasi come “Cacciateli via” e “Salvate i nostri figli” risuonano durante i sit-in di protesta, riflettendo un malcontento che si intensifica ogni volta che episodi di violenza colpiscono l’opinione pubblica. Un caso emblematico è stato l’omicidio di tre bambine a Southport, avvenuto per mano di Axel Rudakubana, un diciassettenne con problemi mentali, che ha innescato disordini razziali in diverse città britanniche, contro moschee e centri di accoglienza per immigrati.

La complessità della situazione va oltre gli slogan, essendo alimentata da un dibattito politico che spesso esaspera le tensioni sociali. Recentemente, una manifestazione a Londra ha visto la partecipazione di circa 150 mila persone, convocata dall’attivista di destra Tommy Robinson, noto per le sue posizioni contro l’immigrazione e l’Islam. Questo malessere è sintomatico di una società che, da tempo, accoglie individui provenienti da tutto il mondo.

Il sogno britannico e le sue trasformazioni

Il Regno Unito ha sempre rappresentato una meta ambita per molti giovani in cerca di opportunità. Tuttavia, i tempi sono cambiati. La Brexit, avvenuta il 31 gennaio 2020, ha segnato un punto di svolta significativo, con l’allora governo di Boris Johnson che ha aperto le porte ai lavoratori stranieri, in particolare nei settori della sanità e dell’assistenza, per compensare le mancanze lasciate dai lavoratori europei. Questo approccio era delineato nel White PaperNew Plan for Immigration”.

Attualmente, il governo guidato da Keir Starmer ha adottato un approccio più restrittivo, innalzando le soglie salariali e di qualifica per l’immigrazione. Il White Paper “Restoring Control over the Immigration System”, pubblicato a maggio 2025, rappresenta un passo importante nella direzione di un controllo più rigoroso dell’immigrazione, pur riconoscendo la necessità di un’accoglienza che possa sostenere l’economia del Paese. Le scelte migratorie passate dei governi britannici hanno sempre suscitato dibattiti, e l’attuale primo ministro non fa eccezione, trovandosi a fronteggiare le stesse accuse di populismo e retorica che caratterizzano il dibattito negli Stati Uniti e in Europa.

Le sfide dell’immigrazione e le reazioni della società

La discussione sull’immigrazione nel Regno Unito è segnata da un continuo dibattito su come gestire la manodopera a basso costo, le espulsioni e la valorizzazione dei talenti. Sebbene le istituzioni evitino dichiarazioni razziste, l’attivismo sociale si muove su un terreno meno rigido. Un tema particolarmente divisivo è l’ingresso di familiari di stranieri, che suscita preoccupazioni riguardo alla capacità di integrazione di persone che potrebbero non conoscere la lingua e avere difficoltà ad adattarsi alla società britannica.

Nel 2024, il nome Muhammad ha raggiunto il primato tra i nuovi nati in Inghilterra e Galles, con oltre 5000 registrazioni, superando Noah, che ha visto poco più di 3000 nascite. Questo dato, fornito dall’Office for National Statistics (ONS), evidenzia un cambiamento culturale significativo, con nomi tradizionali anglosassoni come Oliver e Arthur che seguono a distanza. La popolarità di Muhammad si rafforza ulteriormente se si considerano le varianti meno comuni come Mohammed e Mohammad, che hanno registrato rispettivamente 1761 e quasi mille nascite. Questi dati non solo riflettono la diversità crescente della popolazione britannica, ma anche le sfide legate all’integrazione e all’accettazione culturale.

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