Le recenti linee di indirizzo approvate dalla Conferenza delle Regioni riguardanti l’attività oraria dei medici del ruolo unico di assistenza primaria nelle Case della Comunità hanno suscitato forti critiche. La segretaria generale del Sindacato Medici Italiani (Smi), Pina Onotri, ha espresso la sua posizione, evidenziando che il documento non considera le molteplici componenti presenti nell’ambito della medicina generale. Questa situazione è stata analizzata nel contesto delle normative vigenti, in particolare il DM 77/2022 e l’ACN 2019-2021.
Onotri ha sottolineato che il piano delineato dalla Conferenza delle Regioni non rispetta la contrattualistica attuale. Secondo la sindacalista, la quota oraria proposta configura un rapporto di dipendenza privo delle necessarie tutele e risorse adeguate. La mancanza di garanzie per i medici di medicina generale, tra cui maternità, ferie, malattia e infortuni, è un tema cruciale che non può essere trascurato.
Necessità di tutele e formalizzazione delle ore di lavoro
La sindacalista ha insistito sull’urgenza di introdurre tutele e garanzie per i medici, affermando che la professione non può più essere concepita senza queste fondamentali protezioni. Onotri ha evidenziato la necessità di formalizzare nei contratti le ore di back office e le attività assistenziali, che attualmente non vengono conteggiate nel carico di lavoro quotidiano dei medici di medicina generale. Questa omissione rappresenta un problema significativo per la gestione del lavoro e il benessere professionale.
Inoltre, il sindacato ha sostenuto che per rendere la professione più attrattiva è fondamentale considerare la possibilità di un lavoro part-time e valorizzare economicamente il lavoro straordinario. Onotri ha ribadito l’importanza di creare condizioni di lavoro che incentivino i medici, affinché possano svolgere la loro professione con soddisfazione e senza eccessive pressioni.
Critiche ai bandi per le zone carenti
Un altro punto sollevato da Onotri riguarda la situazione dei giovani medici, che si sentono “deportati” nelle Case della Comunità senza garanzie né regole chiare. La segretaria del Smi ha messo in evidenza come i bandi per la copertura delle zone carenti stiano frequentemente andando deserti, segno di una professione che non riesce a attrarre nuovi professionisti.
La mancanza di interesse per le posizioni disponibili nelle zone carenti è un campanello d’allarme per il sistema sanitario, che rischia di trovarsi in difficoltà nel garantire assistenza adeguata alla popolazione. Le preoccupazioni espresse dal Sindacato Medici Italiani pongono l’accento sulla necessità di rivedere le politiche attuali e di creare un ambiente di lavoro più favorevole per i medici di medicina generale, affinché possano esercitare la loro professione in condizioni dignitose e con le giuste protezioni.