L’economia italiana ha mostrato una sorprendente resilienza nonostante le sfide globali, con risultati finanziari nel 2024 che hanno superato le aspettative. Lo ha affermato Lone Christiansen, capo missione per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale, durante il recente incontro dell’IMF Country Focus. In particolare, l’avanzo primario ha raggiunto lo 0,4% del PIL, segnale di una gestione economica che ha saputo fronteggiare le incertezze.
Tuttavia, Christiansen ha messo in guardia riguardo alle tensioni commerciali, che stanno incrementando i rischi per l’Italia, un Paese con una forte propensione all’export. Ha sottolineato che fattori come la bassa produttività, la mancanza di professionisti altamente qualificati e l’invecchiamento demografico stanno limitando la crescita a lungo termine della terza economia dell’Unione Europea.
Gli investimenti hanno giocato un ruolo cruciale nella crescita dell’0,7% registrata nel 2024, sostenuti in gran parte dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR). Anche il mercato del lavoro ha dato segni positivi, con un incremento dei contratti a tempo indeterminato. Nonostante l’incertezza commerciale di quest’anno, la quota di occupati ha toccato un max storico rispetto alla popolazione in età lavorativa.
Christiansen ha evidenziato che la diversificazione delle esportazioni e delle destinazioni commerciali sta contribuendo a mantenere l’economia italiana a galla, anche se il forte legame con il mercato globale la espone a rischi significativi. Per il 2025, l’FMI prevede un rallentamento della crescita all’0,5%, con una ripresa attesa all’0,8% nel 2026, una volta completati gli investimenti infrastrutturali previsti dal PNNR.
Necessità di riforme per la forza lavoro e produttività
La necessità di riforme è stata sottolineata da Christiansen, che ha affermato che è fondamentale aumentare la partecipazione alla forza lavoro e migliorare la produttività. Sono state analizzate le tendenze demografiche italiane e sono state suggerite misure per stimolare la crescita, come l’incentivazione della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ciò include l’aumento della disponibilità di servizi per l’infanzia e la rimozione delle disincentivazioni fiscali per i coniugi a carico.
In aggiunta, l’FMI propone politiche per rafforzare il capitale umano attraverso l’istruzione e la formazione sul posto di lavoro. Si stima che un pacchetto di riforme finalizzato ad aumentare la partecipazione femminile, migliorare le competenze e incrementare la produttività possa far crescere il PIL medio annuo tra lo 0,1 e lo 0,4% nel periodo 2025-2050. Christiansen ha notato i progressi delle autorità italiane in questo ambito, evidenziando l’avanzamento dell’attuazione del PNRR, che include riforme della giustizia e miglioramenti nella compliance fiscale, oltre a investimenti nel sistema ferroviario e nelle infrastrutture scolastiche.
Innovazione e leadership in Italia
Un altro tema affrontato da Christiansen è la mancanza di leader nell’innovazione in Italia. Secondo il capo missione, il Paese non dispone di un numero sufficiente di grandi aziende all’avanguardia a livello globale o di start-up con un elevato potenziale di crescita. L’assenza di un ambiente favorevole al dinamismo imprenditoriale ha portato molte aziende a faticare nell’espansione e nella generazione di nuove idee.
Le difficoltà delle piccole imprese nell’accesso ai finanziamenti di capitale di rischio per l’innovazione e la carenza di professionisti qualificati sono tra i fattori che contribuiscono a questa situazione. Paradossalmente, alcuni incentivi fiscali destinati a supportare le piccole imprese hanno avuto l’effetto opposto, ostacolando la loro crescita. Christiansen ha sottolineato che affrontare questi ostacoli è essenziale per stimolare l’innovazione e l’adozione di tecnologie avanzate.
Inoltre, la mancanza di un mercato di dimensioni adeguate a livello regionale, a causa dell’integrazione incompleta all’interno dell’Unione Europea, rappresenta un ulteriore freno all’innovazione. La frammentazione dei mercati europei, dovuta alle differenze normative tra i vari Paesi, impedisce una vera integrazione e espansione. Christiansen ha concluso evidenziando l’importanza di approfondire il mercato unico e l’unione dei mercati dei capitali, sottolineando come tali sforzi possano rafforzare le riforme nazionali e diversificare le opzioni di finanziamento, contribuendo così a colmare i divari di innovazione.