Inchiesta urbanistica a Milano: il Riesame respinge le accuse dei pm per mancanza di prove di corruzione

Veronica Robinson

Settembre 16, 2025

Il Tribunale del Riesame di Milano ha recentemente annullato le misure cautelari imposte lo scorso agosto nei confronti di tre figure di spicco nel settore dell’architettura e dell’edilizia. Tra gli interessati figurano l’architetto Alessandro Scandurra, l’amministratore delegato di Coima, Manfredi Catella, e l’imprenditore Andrea Bezziccheri di Bluestone. I giudici, nel motivare la loro decisione, hanno definito come “svilente” la tesi sostenuta dalla Procura e dal giudice per le indagini preliminari, evidenziando che la mera esistenza di un pagamento e di una funzione pubblica non basta a configurare un accordo corruttivo. La ricostruzione presentata, secondo i magistrati, è risultata “confusa” e priva di prove concrete che dimostrassero la commissione del reato contestato.

La decisione del riesame e le motivazioni depositate

Il collegio del Riesame, composto dai giudici Pendino, Ghezzi e Papagno, ha stabilito che non sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati. Con la loro sentenza, hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Scandurra e quella in carcere per Bezziccheri, restituendo la libertà anche a Catella. I giudici hanno sottolineato che le ipotesi accusatorie della Procura non trovano riscontro nelle evidenze raccolte. È stato messo in evidenza come le misure cautelari fossero basate su una semplificazione “eccessiva” delle relazioni tra gli incarichi professionali e il ruolo pubblico di Scandurra nella Commissione Paesaggio del Comune di Milano.

Corruzione non accertata e quadro probatorio confuso

Al centro dell’inchiesta vi era l’ipotesi che gli incarichi di progettazione affidati a Scandurra fossero legati alla sua posizione all’interno della Commissione Paesaggio. Tuttavia, il Riesame ha chiarito che non esistono prove che dimostrino che tali affidamenti siano stati concessi in cambio di pareri favorevoli, piuttosto che per le competenze professionali riconosciute a Scandurra a livello internazionale. I giudici hanno descritto la situazione come un quadro fattuale confuso, che non permette di stabilire se l’architetto avesse effettivamente creato una rete di imprenditori disposti a corromperlo.

La fattura contestata: per i giudici è legittima

Un elemento centrale delle accuse riguardava una fattura di circa 22mila euro, che la Procura considerava fittizia e funzionale a un presunto patto corruttivo. Tuttavia, i giudici del Riesame hanno ritenuto che quel documento fosse associato a prestazioni realmente effettuate. La difesa è stata considerata credibile, anche in virtù di un errore materiale tra le versioni cartacee e digitali del contratto. L’analisi contabile ha confermato l’assenza di anomalie tali da giustificare l’ipotesi di un pagamento corruttivo mascherato. I magistrati hanno evidenziato che negli atti di indagine non vi è traccia di sovrafatturazioni o fatture false, ma solo di compensi in linea o addirittura inferiori alle tariffe professionali dell’Ordine degli Architetti, che non possono essere definiti ‘lucrosi’ o ‘assai remunerativi’ nel senso negativo attribuito dal gip. Pertanto, non è chiaro su quali evidenze il gip avesse basato la sua affermazione riguardo al legame tra gli incarichi professionali e la funzione pubblica di Scandurra.

Il nodo del regolamento edilizio e del conflitto di interessi

Il tribunale ha affrontato anche la questione del regolamento edilizio del Comune di Milano, che fino a giugno 2023 prevedeva l’obbligo di astensione solo nei casi in cui l’architetto presentasse direttamente un progetto. Secondo i giudici, l’interpretazione adottata dal gip ha esteso in modo improprio il concetto di conflitto di interessi, senza considerare le recenti modifiche normative. Questo aspetto ha ulteriormente indebolito la tesi accusatoria.

Scarcerazioni e conseguenze processuali

La decisione del Riesame ha comportato la scarcerazione immediata di Scandurra e Bezziccheri, oltre alla revoca delle misure cautelari per Catella. Per il tribunale, l’assenza di un patto corruttivo accertato e la mancanza di riscontri solidi rendono infondate le accuse formulate dalla Procura di Milano. Sebbene la vicenda giudiziaria continui, il quadro accusatorio è stato fortemente ridimensionato e dovrà essere riconsiderato nelle fasi successive dell’inchiesta.

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