Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant sono stati accusati di aver “incitato al genocidio” nella Striscia di Gaza. Questa affermazione proviene da un rapporto pubblicato il 2 gennaio 2025 da una commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite. Il documento evidenzia che le autorità israeliane non hanno adottato alcuna misura per punire tali incitamenti.
Le accuse della commissione d’inchiesta
La commissione, sotto la direzione di Navi Pillay, ha dichiarato che le forze di sicurezza e le autorità israeliane hanno perpetrato “quattro dei cinque atti genocidi” come definiti dalla Convenzione del 1948. Tra le azioni incriminate figurano l’omicidio di membri del gruppo, il provocare gravi danni fisici o mentali, l’imposizione di condizioni di vita tali da provocare la distruzione fisica del gruppo e misure per ostacolare le nascite all’interno dello stesso. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno concluso che le azioni di Israele a Gaza, a partire da ottobre 2023, sono state caratterizzate dall’intento di distruggere i palestinesi presenti nel territorio.
La posizione di Navi Pillay
Navi Pillay, presidente della commissione, ha dichiarato che la comunità internazionale non può restare in silenzio di fronte a una campagna genocida. Ha sottolineato che, quando emergono prove chiare di genocidio, l’inerzia equivale a complicità . Pillay, magistrata sudafricana di 83 anni, ha già ricoperto ruoli di rilievo come presidente del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda e giudice presso la Corte Penale Internazionale (Cpi).
Il ruolo della commissione
Sebbene la commissione non possieda poteri legali, i suoi rapporti possono esercitare pressione diplomatica e raccogliere prove per eventuali procedimenti legali, grazie a un accordo di cooperazione con la Corte penale internazionale. Pillay ha affermato che sono state condivise migliaia di informazioni con la Cpi.
La reazione di Israele
Israele ha respinto con fermezza le accuse, definendo il rapporto come “parziale e mendace” e chiedendo lo scioglimento immediato della commissione. Il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato che le affermazioni provengono da “tre individui che agiscono come rappresentanti di Hamas“, noti per le loro posizioni antisemite. In un post su X, il ministero ha affermato che il rapporto si basa su “falsità riciclate e ripetute”, già ampiamente smentite. Israele ha ribadito la sua condanna verso il documento, chiedendo la cancellazione della commissione d’inchiesta.