Grazie all’introduzione di un nuovo anticorpo monoclonale, i ricoveri per bronchiolite causata dal virus respiratorio sinciziale (VRS) hanno subito una diminuzione significativa del 71% rispetto alla stagione epidemica precedente, sebbene si registrino forti variazioni tra le diverse regioni italiane. Questo dato emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria (ONSP), che rappresenta il primo approccio italiano in condizioni reali sull’efficacia del farmaco a lunga durata d’azione, somministrato in dose unica per proteggere i neonati da questa infezione virale.
Dettagli dello studio
Lo studio, coordinato da Mattia Spatuzzo dell’Università La Sapienza di Roma, ha coinvolto 30 centri pediatrici universitari distribuiti in 15 regioni italiane. I risultati preliminari sono stati presentati al Congresso della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) tenutosi a Verona, dove il coordinatore scientifico Fabio Midulla ha evidenziato i dati significativi. “Grazie al nirsevimab, gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri per bronchiolite sono diminuiti complessivamente del 48%, mentre i trasferimenti in terapia intensiva pediatrica hanno registrato una riduzione del 61%,” ha dichiarato Midulla. “Nei mesi di picco dell’infezione, la diminuzione dei ricoveri nei reparti di degenza ha raggiunto circa il 71%, nonostante le notevoli differenze regionali. Regioni come la Toscana hanno ottenuto risultati virtuosi, con una riduzione dei ricoveri superiore all’80%. Al contrario, regioni che hanno avviato la profilassi in ritardo, come l’Abruzzo, hanno visto un iniziale aumento significativo dei casi.”
Impatto a lungo termine
L’anticorpo monoclonale non solo riduce i ricoveri, ma contribuisce anche a diminuire il rischio di complicanze respiratorie nei due anni successivi, secondo gli esperti. Un’infezione precoce da VRS può portare a bronchite asmatica e a una riduzione della funzionalità respiratoria nel 35-40% dei casi. Quest’anno, il profilo dei pazienti ricoverati ha mostrato un cambiamento: nella stagione 2024-2025, si è registrato un numero maggiore di “lattanti di età superiore”, probabilmente grazie a una maggiore immunizzazione tra i neonati vaccinati. Midulla ha continuato a sottolineare che, tra i bambini malati, prevalgono quelli con patologie croniche, che rimangono la fascia più vulnerabile. Renato Cutrera, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), ha confermato l’efficacia dell’anticorpo nella prevenzione.
Criticità da affrontare
Tuttavia, rimangono preoccupanti le disomogeneità nell’accesso e nelle tempistiche di somministrazione. “Se tra i lattanti più piccoli i ricoveri sono diminuiti del 90%, tra i più grandi, nati fuori stagione, la riduzione è stata solo del 40%. Ci auguriamo che queste criticità possano essere affrontate e superate già nella prossima stagione,” ha concluso Cutrera.