Non ci sono prove che suggeriscano la presenza di un secondo assassino nell’omicidio di Chiara Poggi. Questa è la conclusione emersa dalla consulenza presentata in Procura a Pavia dal comandante dei Ris di Cagliari, nell’ambito delle nuove indagini sul caso. Il documento, composto da circa 300 pagine, offre una dettagliata ricostruzione della scena e della dinamica del delitto avvenuto il 13 agosto 2007, per il quale l’ex fidanzato della vittima, Alberto Stasi, sta scontando una pena definitiva di 16 anni.
Analisi della scena del crimine
Il 9 giugno 2025, gli specialisti dell’Arma, provenienti dalla Sardegna, hanno dedicato un’intera giornata alla villetta di Garlasco, dove risiedono ancora i genitori di Chiara. Grazie all’uso di droni, hanno realizzato una ricostruzione in 3D della scena del crimine e hanno esaminato attentamente la disposizione e le caratteristiche delle macchie di sangue attraverso la Bloodstain Pattern Analysis (Bpa). Questo lavoro ha rivelato che non esiste alcuna evidenza di un secondo individuo coinvolto nel delitto, contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente dalla Procura di Pavia, che aveva indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, per omicidio in concorso.
Durante le indagini, gli investigatori si sono concentrati su una particolare impronta, nota come ‘impronta 33, rinvenuta sulla parete destra delle scale, dove era stato trovato il corpo di Chiara. Sebbene inizialmente si fosse pensato che questa traccia potesse fornire elementi significativi, a luglio gli inquirenti hanno comunicato che “non è possibile procedere ad accertamenti biologici” su di essa, poiché l’intonaco contenente l’impronta era stato già prelevato per analisi precedenti.
Proseguimento delle indagini
La consulenza dei Ris avvalora l’ipotesi che l’assassino abbia agito da solo. Accanto a questa analisi, è prevista una consulenza della dottoressa Cristina Cattaneo, la quale sarà incaricata di esaminare ulteriormente alcuni aspetti del delitto, come stabilire l’arma del delitto, il numero di lesioni e verificare se l’omicidio sia stato commesso da una o più persone. Queste due consulenze saranno integrate per fornire un quadro complessivo della dinamica del crimine.
Le analisi della Polizia scientifica sono attualmente focalizzate sulle otto impronte digitali parziali rinvenute sulla spazzatura repertata la mattina del delitto: sei su un sacchetto di cereali e due su un sacchetto della spazzatura. A distanza di 18 anni dall’omicidio, tali elementi necessitano di un’attenta valutazione nell’ambito dell’inchiesta.
All’inizio di settembre 2025, presso gli uffici della Questura di Milano, il perito dattiloscopico Domenico Marchegiani, insieme ai consulenti dei pm, delle difese e della famiglia di Chiara, ha rintracciato le otto impronte latenti non sull’etichetta del brick di Estathé né sulla confezione di biscotti, ma su due sacchetti sequestrati subito dopo il delitto. Dopo l’isolamento del DNA di Stasi sulla cannuccia dell’Estathé, queste impronte rappresentano un ulteriore elemento “inedito” emerso dall’incidente probatorio. Per completare gli accertamenti, i consulenti hanno richiesto una proroga, poiché i 90 giorni concessi dal 17 giugno non sono stati sufficienti.
La giudice di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha convocato le parti il 26 settembre per fare il punto della situazione, mentre la conclusione degli esperimenti scientifici è prevista per il 24 ottobre, quando gli esperti presenteranno i risultati davanti al giudice.